“Basta parlare di vuota specificità: è una parola che va riempita di contenuti, e uno di questi contenuti si chiama sanità. Ne sono convinta, ed è quello che ho ribadito ai membri della commissione regionale”: così Alessandra Buzzo -sindaco di Santo Stefano di Cadore, vice-presidente della Conferenza dei Sindaci dell’Ulss 1 e candidata alle ultime elezioni regionali nella lista Bard-Veneto Civico-, al rientro dall’audizione a Venezia sul tema sanità. E’ toccato a lei portare in quinta commissione regionale il documento votato dai sindaci dell’Ulss 1 che boccia la proposta dell’unificazione delle due aziende sanitarie provinciali: “E’ stato fondamentale far uscire un territorio unito, ed è quindi importante aver portato al Presidente della commissione un documento simile a quello redatto dai colleghi feltrini. – spiega Buzzo – Si deve capire la specificità di questo territorio, riconosciuta dalla Regione Veneto; ai membri della commissione ho detto che non importa se sono stufi di sentir parlare di specificità della Provincia di Belluno: solo chi vive in montagna ne conosce i problemi, ed è tempo di passare dalle parole agli atti concreti”. “Finalmente il Bellunese si è fatto sentire a Venezia con un’unica voce. – commentano dal Bard – I sindaci delle terre alte hanno fatto valere le loro ragioni nella conferenza dei sindaci dell’Ulss 1, ottenendo un chiaro no alla fusione delle Ulss bellunese e feltrina, ricompattando il fronte dei primi cittadini dopo la frattura con i sindaci del Feltrino. Ora Venezia sa che la provincia di Belluno non vuole e non può sopportare un’unica azienda sanitaria. Pensiamo sia poi significativo – aggiungono dal direttivo – che a rappresentare l’Ulss 1 sia stata Alessandra Buzzo: una donna in grado di unire le coscienze del territorio di montagna, una donna che continuiamo a considerare “consigliere regionale eletta”, a prescindere dalla decisione del 18 novembre del Tar”. “La battaglia – concludono dal movimento – non è però finita: questa presa di posizione unitaria non porterà allo stop della manovra di fusione. Poi ci sarà da discutere ancora su tutti gli altri temi della riforma: l’unificazione potrebbe portare nel lungo periodo al taglio dei servizi, ma la nascita dell’ “azienda zero” è già da subito una mazzata per l’autonomia della sanità sul territorio, senza dimenticare la cancellazione dei direttori dei servizi sociali, funzione fondamentale in un territorio difficile come quello montano”. L’impegno su questo di autonomisti e sindaci non mancherà, come assicura la stessa Buzzo: “Si parla tanto di federalismo, ma questa riforma è il simbolo del centralismo. Ci preoccupa la nascita dell’azienda zero, con troppo potere in mano ad un unico dirigente; non è con l’unificazione delle Ulss e l’eliminazione di pochi dirigenti che si fa la differenza. Infine, la mancanza di un dirigente dei servizi sociali potrà avere ricadute disastrose sui comuni e sui cittadini, che vedrebbero mancare sempre più servizi”.