Fidanzati Per Paura
AUDIO, PRIMA DI ASCOLTARE SPEGNERE LA RADIO DAL PLAYER DI DESTRA
È un pomeriggio piovoso a Milano ed io mi diletto nello sfogliare la mia Homepage di Facebook, tra un video promotional sul “Pacchetto Vacanza Canarie” ed una serie di meme sarcastici sull’ultimo acquisto del calcio mercato. Manca poco, davvero poche ore, e presto sarà il grande giorno. Eh si, perché in questo pomeriggio piovoso, sul calendario del mio cellulare luccica la data del 13 febbraio. San Valentino, San Valentino, San Valentino.
Non è difficile trovare accenni nei commenti, foto simpatiche, stati disperati già nelle due settimane precedenti al grande evento… ma oggi, oggi la community è invasa dalle condivisioni. La corsa agli armamenti è cominciata ed io, dopo averne lette di cotte e di crude, mi chiedo: ed io, cosa condivido?
Non sono mai stato un amante dei social, sì, una foto alla settimana, un video da YouTube, ma a parte qualche esperienza passata, il mio diario non è mai stato poi così interessante o “aggiornato”. Eppure oggi c’è qualcosa nell’aria, oggi ho voglia di scrivere. Se lo faccio è per far lavorare un po’ la mente, per riflettere su delle cose in cui credo e poi diciamocelo, ogni tanto, una volta ogni tanto è bello avere uno spazio per dire la propria.
Oggi è un giorno importante, il famoso 14 Febbraio, il famoso San Valentino… e non fate i soliti qualunquisti del tipo “San Valentino è una festa commerciale” o “siamo schiavi del sistema”. Noi creiamo il sistema, il sistema siamo NOI. Non scegliamo forse noi il giorno di Natale? E quello di Pasqua? E quello della befana? Oppure ci ha mostrato qualche messo celeste, qualche alieno a cavallo di un ufo quali sono le date da festeggiare e quali no? San Valentino è una festa come tante altre e chiunque abbia desiderio di festeggiarlo, indossare il perizzoma più sexy che ha, uscire e comprare i cioccolatini alla fidanzata, ha il diritto di farlo. Il problema non è la festa in sé, ma il sentimento con cui la affrontiamo anno dopo anno. Questo è un messaggio dedicato ai giovani, come giovane sono io all’alba dei miei 21 anni. Ciò che vedo se mi guardo attorno è una grande paura… e questa paura si chiama solitudine. Paura di arrivare al 14 Febbraio da soli, paura di fare i conti con sé stessi. Vedo ragazzi torturati dalla fobia di essere single, disposti ad avventurarsi in storie senza senso per poter dire di essere innamorati, per poter dire di essersela “scampata” anche quest’anno, per non essere tra quelli che #fierodiessersingle. Vedo coppie su coppie, farsi e disfarsi. Ed è per queste persone che scrivo oggi, sperando di non apparire troppo cinico, diretto o giudicatore. Abbiamo dimenticato il piacere della scoperta, di metterci in gioco ed abbiamo dimenticato come affrontare la solitudine.
Ricordo la prima volta che me ne andai di casa: io, che venivo da una famiglia di 5 fratelli, abituato al casino, alla condivisione più totale, scoprii che potevano esserci giornate in cui non parli affatto… giornate in cui sei solo in casa ed il silenzio stride come un trapano sulle tempie. Giornate in cui pur di sentir parlare qualcuno stai fermo minuti a guardare i dolcetti del Carrefour e quando la cassiera ti chiede “Maestro o Bancomat?” tu rispondi “Aspetti, prendo anche un ovetto Kinder”.
Perché ciò che fa più paura della solitudine siamo noi stessi. Tutti i pensieri che ci attraversano la mente, i problemi che ci poniamo e a cui non riusciamo a dare una risposta. Tutte le voci che cerchiamo di coprire con gli urli degli amici al calcetto del Giovedì sera, tutti i messaggi di buongiorno e buonanotte dalla fidanzata, i giorni passati sul divano a sbaciucchiarsi quando il sole fuori splende, gli erasmus e i viaggi a cui rinunciamo per paura di perdersi. Sono stato anch’io fidanzato per molto tempo e so quanto faccia cambiare i punti di vista. Quando si ha una relazione i problemi si spostano su un altro piano: cerchiamo la nostra felicità nell’altro ed ogni cosa va pensata per due, va pensata al fine di far funzionare le cose, non al fine di funzionare come entità. E questo discorso può andar bene a 35 anni, forse a 30, ma non a 20, cari ragazzi… non a 20. Recentemente mi è capitato di conoscere ragazzi della mia età, con un totale di sette-otto storie d’amore, che da quando avevano 15 anni non hanno mai passato più di un paio di mesi da soli. Per poi arrivare ai 23-24 dicendo di essersi pentiti, di non conoscersi neppure. Ecco, a questo serve la solitudine: a conoscere sé stessi, a non dipendere dagli altri, a renderci capaci di aiutare gli altri in modo costruttivo e a nostra volta farci aiutare.
Ora, non fraintendetemi: l’amore è la cosa più bella che ci sia ed è inutile illuderci, tutti ne abbiamo bisogno prima o poi. La mia paura più grande è vivere una vita da solo, non trovare mai la mia metà, continuare a cercare senza un risultato. Ma non possiamo pretendere di arrivare in fondo alla ricerca ad un quarto della nostra vita! Senza aver visto nulla, conosciuto nulla… in fondo il bello è anche la ricerca in sé, scoprire, cambiare, sperimentare, fare scommesse con il proprio cuore su quale sarà il viso che ci farà rimanere cotti per sempre… ed è vero anche che non si possono fare programmi, che esiste il “colpo di fulmine” e che nella maggior parte dei casi non si sceglie… ma l’amore di cui parlo io è quello che dura, è quello con la persona davvero giusta… e se mi guardo attorno ciò che vedo sono solo finti amori-fulmine che dopo un annetto scarso collassano. Certo che collassano! Non ci conosciamo, non sappiamo neanche ciò che vogliamo, abbiamo riempito la nostra vita di storie per paura di fare i conti con noi stessi… abbiamo messo “protezione e sicurezza”, prima di “scoperta e condivisione”…
Tre punti fondamentali vengono spesso tralasciati:
1- Con “amore” non ci si riferisce solo ad una fidanzata o un fidanzato. Abbiamo amore dovunque intorno a noi da cui attingere nei momenti difficili. La famiglia, gli amici, le persone meravigliose che ogni giorno ci regalano un SORRISO.
2- Per trovare l’amore è fondamentale CONOSCERE. Conoscere e conoscersi. Non troveremo mai la persona giusta per noi senza sapere chi siamo, senza sapere quali sono le possibilità, le infinità di vite e combinazioni possibili.
3- Il migliore dei rapporti possibili è quello che ci mette in condizioni di dare il MASSIMO DI NOI STESSI, che ci dà, non ci toglie. Che ci stimola, non ci annulla.
Per tirare le somme su questa piccola riflessione, dunque, ci tenevo solo a dire che io non sono un santone, né un esperto di amore, né un insegnante di vita privata. Sono un ragazzo giovane, inesperto e con ancora mille cose da imparare… ma io mi sto mettendo in gioco e voi? Io sento davvero di essere alla ricerca di me stesso e voi? Io sono felice di avere 20 anni e non far parte di quella schiera di “Fidanzati per Paura” che oggi caricheranno la loro foto su Facebook mentre si baciano alla ricerca di un po’ di approvazione.
Io non ho paura di passare una giornata in silenzio a guardare i dolcetti del Carrefour mentre…
“Come scusi? Ah si… si, si! Pago col Bancomat… e prendo anche questo ovetto!”
Nicola Cassisi