Truffe agli anziani, i carabinieri passano dalle parole ai fatti.
Inchiodati due giostrai del trevigiano che, spacciandosi per falsi dipendenti delle poste, avevano messo a segno numerosi colpi in danno di anziani residenti tra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia.
Dopo gli incontri in tutto il Cadore per sensibilizzare le fasce della cittadinanza più soggette ad essere vittime dell’odioso reato delle truffe porta a porta, i carabinieri passano dalla prevenzione alla repressione, assicurando alla giustizia una coppia di truffatori, padre e figlio, che aveva preso di mira anziani in tutto il triveneto. Giunge infatti al termine un’articolata indagine condotta dalla Stazione Carabinieri di Pieve di Cadore (BL) a carico di due giostrai residenti nella provincia di Treviso, R.E. (cl.64) e R.S. (cl.95), entrambi con precedenti di polizia specifici, responsabili di raggiri ad oltre dieci anziani commessi a partire dallo scorso dicembre.
L’operazione è scattata nella mattinata di mercoledì, quando i militari della Stazione di Pieve, coadiuvati dai colleghi del Nucleo Operativo di Cortina d’Ampezzo (BL) e delle Stazioni di Roncade (TV) e Bibione (VE), hanno rintracciato i due soggetti nel paese del trevigiano e gli hanno notificato l’ordinanza di esecuzione delle misure cautelari disposte dal Tribunale di Belluno: custodia cautelare in carcere per il padre e obbligo di dimora per il figlio.
L’elevata diffusione del reato negli ultimi mesi impone una sempre maggiore attenzione da parte dei cittadini, le raccomandazioni sarebbero tante e sono ben compendiate negli avvisi a disposizione presso le sale d’aspetto di ogni Stazione Carabinieri del territorio, ma è bene ricordare le più importanti: la soglia di casa deve essere inviolabile (imperativo non fare entrare persone di cui non ci si fida completamente perché quella è la maggiore difficoltà da superare per i truffatori), non custodire carte di credito e tessere bancomat assieme ai codici segreti necessari al loro utilizzo, non lasciare soli gli anziani rendendoli potenziali vittime ancora più vulnerabili, avvisare sempre il 112 se le persone che si presentano alla porta attuano comportamenti sospetti (questa attività d’indagine non sarebbe mai nata senza un tempestiva chiamata al numero di emergenza dell’Arma).
L’attività era nata nello scorso aprile, quando alla Centrale dei Carabinieri di Cortina d’Ampezzo (BL) era stata segnalata la presenza nella zona di Perarolo di Cadore (BL) di due soggetti a bordo di una Fiat Cinquecento che, dichiarandosi dipendenti delle Poste, si erano presentati sull’uscio di casa di un’anziana ottantenne del posto chiedendo informazioni circa le modalità di ritiro della pensione e rappresentando la necessità di dover procedere ad un controllo sulla genuinità delle banconote recente incassate presso l’ufficio postale. In quel caso il comportamento sospetto della coppia aveva messo in allarme la signora, la quale, decidendo saggiamente di fare intervenire il figlio, aveva messo in fuga i finti dipendenti delle Poste convincendoli a lasciare l’abitazione senza proseguire il colpo. L’immediato arrivo nell’area di un equipaggio della locale Stazione Carabinieri aveva poi permesso di fermare l’auto con a bordo i truffatori prima che lasciassero il Cadore. I due, alla vista dei militari, avevano sin da subito dimostrato un comportamento altamente sospetto, gettando dal finestrino una busta nella vana speranza di eludere il controllo. Purtroppo per loro la cosa non era sfuggita ai carabinieri che, dopo aver verificato la corrispondenza dei due uomini con la descrizione fisica fornita dalla segnalazione telefonica, avevano recuperato la busta verificando come la stessa contenesse un falso tesserino della Poste Italiane, grossolanamente artefatto, ed un libretto postale tipo bancomat, con intestazione e codici identificativi abrasi. Nella considerazione che gli elementi raccolti lasciavano presumere abitualità ed organizzazione nel porre in essere truffe a danno di anziani, non avendo comunque al momento sufficienti prove per inchiodarli, i carabinieri avevano portato padre e figlio in caserma per foto-segnalarli e prenderne le impronte digitali, salvo poi lasciarli continuare per la loro strada.
Ma era già chiaro come quello fosse solo un arrivederci da parte dei carabinieri.
Il libretto postale rinvenuto, sebbene privo dei dati identificativi, ha comunque permesso di individuarne la titolare, un’ottantottenne di Ceggia (VE) totalmente ignara di essere stata derubata. Il falso dipendente delle Poste che si era introdotto in casa sua la settimana prima, dopo averla convinta a farsi mostrare alcuni documenti, aveva infatti sostituito la tessera con un’altra rubata in una precedente occasione, senza che la povera anziana si accorgesse di nulla. Fatale l’errore della donna di custodire il codice segreto della tessera accanto alla stessa, leggerezza commessa purtroppo da tanti anziani che ritengono il cassetto della camera da letto un luogo sufficientemente sicuro per difendersi dai mascalzoni moderni: dopo essersi annotato mentalmente il codice pin della tessera della signora ed averla sostituita con una utilizzata nel colpo precedente, il malvivente è entrato così in possesso di quanto serviva per prelevare denaro a proprio piacimento. Amara è stata la sorpresa nell’apprendere che dopo pochi giorni nel conto della donna erano rimasti solo pochi spiccioli, erano stati già prelevati ben 2.250,00 euro infatti.
I successivi accertamenti sulla tessera rimasta in possesso della donna di Ceggia (VE) ha così permesso di percorrere a ritroso tutte le precedenti tappe dei due truffatori, dove veniva quasi sempre lasciato un libretto postale proveniente da colpi precedenti, evidenziando un percorso criminale che aveva attraversato varie provincie del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Tale estensione geografica del fenomeno non ha sorpreso troppo gli investigatori della Magnifica Comunità di Cadore, nella considerazione che la professione di giostraio aveva certamente garantito a padre e figlio una mobilità fuori dal comune. Sotto il costante coordinamento del sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Belluno, dott. Marco Faion, incrociando le testimonianze delle vittime, le risposte dei vari Comandi Arma presso i quali erano stati denunciati analoghi reati sul territorio, la corrispondenza tra la geo-localizzazione dei cellulari in uso ai due truffatori e i luoghi teatro dei colpi, è stato così possibile costruire un quadro accusatorio in grado di configurare in capo ai due giostrai i reati di concorso in indebito utilizzo continuato di carte di pagamento, furto in abitazione aggravato e ricettazione aggravata.
Fino ad oggi sono stati accertati in tutto 11 differenti episodi che hanno fruttato al duo criminale oltre 12.000,00 euro, ma è probabile che il numero sia più elevato ed è in questo senso che proseguono tuttora gli accertamenti dei carabinieri.
Sempre lo stesso il modus operandi adoperato dai due giostrai. Dopo aver accuratamente scelto una casa abitata da una persona anziana, possibilmente sola, mentre uno dei truffatori rimane all’esterno in prossimità della macchina per prevenire eventuali imprevisti, l’altro si presenta alla porta mostrando il falso tesserino di Poste Italiane, chiedendo informazioni sulla modalità di riscossione della pensione al fine di accertare se la stessa venga ritirata in contanti presso un ufficio postale. In caso di risposta positiva, il falso dipendente delle Poste rappresenta la necessità di effettuare delle verifiche sulle banconote ritirate recentemente, paventando il rischio che possano essere false o, comunque, non più in corso di validità, ottenendo così accesso all’interno dell’abitazione. In caso di resistenze da parte dell’anziano/a di turno, il truffatore arriva addirittura a minacciare delle multe se gli dovesse venire impedito il controllo. Una volta varcato l’uscio di casa il più è fatto, basta mandare in confusione la vittima con l’arte del raggiro per potersene andare con il malloppo di banconote dichiarate false in tasca. Inoltre, approfittando della pessima ma diffusa abitudine di custodire assieme alle banconote anche la tessera del libretto postale con annotato vicino il codice pin, approfittando di un momento di distrazione dell’anziano/a il truffatore sostituisce la tessera con un’altra, acquisendo così la possibilità di svuotare il conto alla prima utile occasione. Nel caso in cui si avvicini all’abitazione un parente o un vicino, il “palo” all’esterno chiama telefonicamente il complice che, con un pretesto, pone fine alla messinscena e si allontana a gambe levate.