INTERVISTA AUDIO REALIZZATA NEGLI STUDI DI RADIO PIU IN OCCASIONE DELLA SERATA A PONTE NELLE ALPI. OSPITE IN STUDIO PIETRO URPI.
BIOGRAFIA
Nato a Quartu Sant’Elena (CA) nel maggio del 1976. Maturità classica, Laurea in Lingue e Letterature straniere con una tesi su Kantemir traduttore di Q. Orazio Flacco. Linguista, traduttore, insegnante d’italiano, russo, catalano, spagnolo e latino. Collaborazioni con Il giornale di Sardegna e con la rivista mensile Sardegna magazine Tra le passioni, in ordine sparso: la Sardegna, i viaggi, il rugby, la musica, la poesia, le lingue straniere, il mare, la campagna, gli animali e la natura.
AQVA (Non ci sarà la morte) convivono armonicamente poesie civili e testimonianze che ripercorrono la strage del Vajont. L’“Aqua” di cui si tratta ha un nome femminile dolce e terribile, benigna come le mani di una madre o matrigna quando annega i suoi figli.
Il 9 ottobre 1963 furono spazzate via in appena quattro minuti paesi, borgate e spezzate per sempre le vite di circa duemila persone.Da quella tragica notte giunge fino a noi un coro di voci che leva in alto un grido disperato di giustizia e dolore.Prefazione di Lucia Vastano.
LVTVM (Memoriæ) raccoglie sessantatré poesie dedicate alla strage del Vajont. Lutum in latino significa fango, melma. In senso figurato, vuol dire uomo abbietto, essere miserabile.L’enorme distesa di fango che occupa la piana di Longarone è una delle immagini più ricorrenti della strage. E proprio da quel fango sembrano essere spuntate come per mistero le bestie umane che si accaniscono come belve sui superstiti e sopravvissuti annientati dal dolore. Il sottotitolo memoriae allude ai ricordi terribili dei momenti successivi all’ecatombe ma anche a quelli dei soprusi e delle angherie a noi temporalmente più vicini.Prefazione di Aldo Colonnello.