La perdita della Polizia Postale in questa Provincia sarebbe un grave danno anche per il nostro settore, quello radiofonico. Non rimpiangiamo i giorni della “jungla” quando mancavano i controlli quotidiani. La “pulizia” nell’etere è esemplare in questa Provincia ed è auspicabile lo rimanga da esempio.
mirko mezzacasa,
direttore e proprietario Radio Più.
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COMUNICATO STAMPA
SINDACATO AUTONOMO DI POLIZIA
SEGRETERIA PROVINCIALE DI BELLUNO
POLIZIA POSTALE VERSO LA CHIUSURA
SAP: “Alle scelte prive di senso non c’è mai fine. Il Dipartimento
e l’attuale Governo non finiscono mai di stupirci”
Belluno, 08 aprile 2017 – Nell’era dell’informatica, rischia la chiusura la Sezione della Polizia Postale di Belluno, cioè il presidio più avanzato nel contrasto alle truffe on online, pedopornografia, cyberbullismo. Ad annunciarlo è la segreteria provinciale del SAP bellunese, a seguito di quanto comunicato dal Dipartimento della P.S. nei giorni scorsi alle organizzazioni sindacali di categoria. Le sezioni della Postale destinate alla chiusura sarebbero 54 in tutta Italia, 4 in Veneto: Belluno, Treviso, Vicenza e Rovigo. Si tratta senza dubbio di una perdita di professionalità importante oltre che di un presidio che negli anni è diventato un punto di riferimento per i bellunesi per tutti i cosiddetti “reati informatici” (oltre 250 le denunce/querele presentate negli ultimi 2 anni negli uffici di via Vittorio Veneto, quasi un centinaio le indagini sviluppate per truffe sul web, oltre 30 i fascicoli aperti per clonazione ed utilizzo indebito di carte di credito e bancomat). Il progetto ministeriale “Nuova architettura della Polizia Postale e delle Telecomunicazioni” prevede che in Veneto restino aperte solo le sezioni di Padova e Verona, oltre al Compartimento Regionale di Venezia. Non si può smantellare una delle eccellenze della Polizia di Stato – afferma il SAP – in nome di una razionalizzazione inutile che porterebbe ad un risparmio economico praticamente inesistente; non deve infatti sfuggire che i costi relativi all’affitto della struttura ove ha sede la Postale bellunese sono a carico di Poste Italiane. Il SAP prosegue poi evidenziando il paradosso tra l’incremento, da un lato, dei reati informatici e la riduzione, dall’altro, delle risorse, anche umane, alla specialità della Polizia dedicata al loro contrasto. Il disegno ministeriale prevederebbe l’istituzione della “sezione reati informatici” all’interno della squadra mobile della Questura. Ecco che a riguardo sono d’obbligo, per il Sindacato Autonomo di Polizia, due interrogativi: i 9 poliziotti attualmente operativi in via Vittorio Veneto confluirebbero tutti in questa nuova sezione o una parte verrebbe dirottata ad altri servizi della Questura? E dove troverebbe collocazione questa nuova sezione all’interno della Questura bellunese che ad oggi non ha spazio nemmeno per la Digos sotto sfratto da più di un anno? Non possiamo inoltre – prosegue la segreteria del Sap bellunese – non evidenziare la contraddizione tra l’annunciato taglio e la campagna educativa itinerante “una vita da social” realizzata dalla Polizia Postale e delle Telecomunicazioni in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e con il patrocinio dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza nazionale, nell’ambito dei progetti di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della rete per i minori. A riguardo non possiamo quindi che condividere il “j’accuse” lanciato in questi giorni dal Garante regionale per l’infanzia di Catanzaro, il quale senza mezzi termini ha definito il taglio alle sedi della Polizia Postale un atto ignobile. Tale provvedimento è in netto contrasto con il bisogno di sicurezza di cui il Paese ha bisogno, tanto più adesso che sul web viaggiano le minacce più variegate all’ordine locale e globale, dall’addescamento online al terrorismo. Mentre il numero degli utenti connessi alla rete è in costante aumento (nel 2016 l’Italia ha registrato un +2,9%), si taglia quasi il 30% degli agenti della Polizia Postale presenti sul territorio nazionale con una conseguente diminuzione della sicurezza dei cittadini a partire dai bambini ed adolescenti sempre più esposti e vulnerabili.
Rimane ora da vedere – conclude il Sap bellunese – cosa emergerà dai futuri incontri ministeriali. Auspichiamo una revisione del provvedimento, così come avvenuto nel recente passato per la scellerata ipotesi di accorpamento della Questura di Belluno con quella di Treviso. Invitiamo quindi, da queste pagine, tutte le autorità politiche ed istituzionali locali ad intervenire prima che sia troppo tardi, nell’interesse dei cittadini e della sicurezza nel bellunese.
Ufficio Stampa Sap Belluno
AUDIO DAL GR PRINCIPALE 12.30
DAL LIBRO ODIO LA RADIO, DI MIRKO MEZZACASA
Per oltre vent’anni gli editori radiofonici erano “abusivi” dell’etere. Non esisteva una regolamentazione.
Il 23 agosto 1990 il Parlamento ha reso esecutiva la legge Mammì. RADIO PIÙ riuscì ad emergere dalle sabbie mobili grazie ad un grande lavoro cartaceo per l’ottenimento della domanda di concessione. Risolutorio il lavoro a tempo di record del compianto Notaio di Agordo, Enrico Osti. In pochi giorni modificò la vecchia Società
di Fatto (Sdf) in Società in Nome Collettivo (Snc), necessaria per poter ambire alla concessione.
Osti ci ha salvato la Radio, era il 28 settembre 1990. Con la legge Mammì in Italia hanno chiuso, o venduto le frequenze, molte Radio piccole e grandi. Delle 25 realtà radiofoniche esistenti in provincia di Belluno se ne sono
salvate poche: RADIO PIÙ, Radio Cortina, Radio Club 103, Radio Belluno, Radio Piave. Con la legge Mammi abbiamo conosciuto anche la Polizia Postale. Otto di mattina a RADIO PIÙ suonano alla porta 2 uomini e 2 donne in divisa. “Salve siamo della polizia postale”, (una volta la chiamavamo Escopost). “Siamo qui per controllare se siete in regola con il registro programmi e la registrazione della programmazione”. Eravamo in regola, o quasi.
Una mattinata di firme, poi una telefonata. “Salve, sono l’ispettore Antonio Doimo lei lo sa che mi ha mandato in ufficio una registrazione della programmazione…vuota?”. Credeva lo avessi preso in giro e mi dettò le regole: “Mi porti immediatamente la registrazionecorretta”. Arrivai a Belluno per sentirmi dire: “Ma come? E’ già qui? Ma lei li rispetta i limiti di velocità?”, evidentemente no… Antonio Doimo quella volta spulciò tra le righe del registro programmi trovando anche un errore. Mancava la programmazione dalle 6 del mattino alle 6 e 1 minuto. L’ispettore Doimo negli anni che è rimasto a Belluno con i suoi colleghi ha messo ordine nella radiofonia, fermando le prepotenze degli anni Ottanta, quando ognuno credeva di poter prevalere sugli altri a suon di potenze e copertura di frequenze altrui, chiamasi concorrenza scorretta. Il nucleo di Polizia Postale a Belluno ha conosciuto ed apprezzato il mondo e il lavoro della Radio, ma soprattutto avrà per sempre il grande merito di aver messo fine ad un “far west” che ci stava portando ad un’inevitabile morte, ed erano gli anni Novanta