Il dopo-uragano Vaia, il lupo e la questione autonomistica: questi i temi affrontati dall’europarlamentare Herbert Dorfmann nell’incontro di venerdì sera, organizzato alla Casa della Gioventù di Caviola a Falcade dal movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti nell’ambito delle iniziative del Partito Popolare Europeo, che ha visto anche la partecipazione di diversi sindaci agordini (Mauro Soppelsa, Cencenighe; Michele Costa, Falcade; Paolo Frena, Colle Santa Lucia; Flavio Colcergnan, Canale d’Agordo; Giocondo Dalle Feste, Gosaldo; Fabio Luchetta, Vallada Agordina e presidente dell’Unione Montana Agordina). LA TEMPESTA VAIA Il pomeriggio agordino dell’eurodeputato è iniziato nella Valle di San Lucano, a Taibon Agordino, poi ad Alleghe, con il sindaco Siro De Biasio ad illustrare la questione degli schianti e del Lago di Alleghe, e infine in Valle di Gares, Canale d’Agordo: Dorfmann ha così visto da vicino gli effetti di “Vaia” sul territorio bellunese ed ha potuto raccogliere le osservazioni, le problematiche e le richieste del territorio. La serata di Caviola si è aperta con gli aggiornamenti dall’Europa sull’attivazione del Fondo di Solidarietà Europea, richiesta da Dorfmann già nei giorni del disastro: «Il Fondo va in aiuto dei Paesi membri che si trovano ad affrontare calamità naturali – ha spiegato l’europarlamentare PPE – e in questi anni, purtroppo, l’Italia ha potuto usufruirne più degli altri Stati, anche a seguito dei drammatici terremoti dell’Emilia Romagna, dell’Abruzzo e delle Marche». In 17 anni di vita, il Fondo di Solidarietà è stato attivato 80 volte a favore di 24 paesi europei, e sugli oltre 5 miliardi di euro erogati più di 2,5 sono arrivati in Italia. «L’Italia, nei mesi scorsi, ha presentato il bilancio dei danni: – continua Dorfmann – la stima è di 6 miliardi di euro, ed include, oltre ai danni del Bellunese, del Trentino-Alto Adige e del Veneto, anche quelli registrati in Centro Italia, in Liguria e in Sicilia. Il nostro obbiettivo è di approvare l’attivazione del Fondo di Solidarietà Europeo entro la fine di questa legislatura, e non ho dubbi sul fatto che la richiesta verrà approvata: nel frattempo, è necessario procedere con le opere di pulizia e di ripristino, dato che il Fondo permette di coprire anche le spese già sostenute al momento della sua erogazione, quindi con effetto retroattivo». IL LUPO Spazio poi al tema lupo: «È necessario intervenire su questa situazione: – spiega Dorfmann – c’è il problema dell’ibridazione, che non si registra ancora nella zona alpina, ma che è forte nell’area appenninica. Il timore dell’estinzione della razza è ormai superato: parliamo di 20mila lupi in Europa, non si può più parlare di specie a rischio». «Lunedì c’è stato un dibattito in aula, e a marzo voteremo una risoluzione del Parlamento Europeo, che ho elaborato in prima persona, per chiedere più flessibilità nella gestione, – anticipa Dorfmann – ma questa flessibilità deve essere poi attuata dagli Stati membri: se alcuni Stati, come l’Italia, l’Austria o la Germania non intervengono, questo lavoro sarà inutile». AUTONOMIA A ricostruire la battaglia autonomistica bellunese degli ultimi anni è stato Danilo Marmolada, del movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti: dai referendum di Lamon e Sovramonte fino a quelli ladini, agordini e di Sappada, passando per le 19mila firme a sostegno del referendum per il passaggio della Provincia di Belluno alla Regione Trentino-Alto Adige e la consultazione bellunese e veneta del 22 ottobre 2017. «Ho l’impressione che ci sia molta confusione sull’autonomia. – esordisce Dorfmann – Il dibattito di questi giorni che coinvolge le regioni del Nord Italia è un tema federalistico, più che autonomistico, e personalmente spero che l’Italia vada verso un sistema più federale. Bisogna dare più competenze al territorio e le risorse per gestirle: troppo spesso, però, l’autonomia viene concepita solo come gestione finanziaria ed economica, senza la responsabilità delle competenze. La vicinanza delle decisioni al territorio è il punto di forza dell’autonomia: basta vedere quello che è successo in questo territorio, con il disastro di fine ottobre. C’è una grossa differenza di tempo e di rispondenza ai problemi tra una decisione presa a Belluno, a Venezia o a Roma: le politiche per la montagna devono essere disegnate e decise in montagna». «Autonomia e gestione del territorio non sono temi trattati a Bruxelles, – conclude Dorfmann – ma da lì abbiamo cercato di mettere al centro gli interessi della montagna, per quanto di competenza europea. Penso alla cooperazione transfrontaliera o alla revisione della Politica Agricola Comune: proprio sulla nuova PAC, abbiamo lavorato per garantire più diritti all’agricoltura di montagna, e in quest’ottica lavoriamo per una collaborazione tra Belluno e le province autonome». GLI INTERVENTI Dal consigliere provinciale Ivan Minella è arrivato l’appello all’Europa per «un’attenzione al sistema montagna, che da tempo chiediamo anche al Governo centrale. La Provincia dei sindaci è un problema: a maggio avremo oltre 30 comuni al voto, c’è il rischio di stravolgere il consiglio, l’Agordino sicuramente da maggio non avrà più un consigliere (vista l’annunciata non ricandidatura di Sisto Da Roit, consigliere provinciale e Sindaco di Agordo). Come “macchina” non siamo in grado di seguire tutte le competenze che potrebbero arrivarci: servono risorse e una rappresentatività diretta, un Presidente e una Giunta che si possano occupare direttamente e solamente di questo. La buona notizia emersa dall’assemblea dell’Unione delle Province Italiane è che nel 2020 quasi certamente si tornerà all’elettività diretta, e si potrà dare nuova vitalità agli enti». A chiudere l’incontro, l’intervento del vicepresidente del BARD, Andrea Bona: «Ho letto la bozza dell’intesa Veneto-Stato: in quel testo mancano riferimenti a Belluno e non ci sono cifre; molte parti sono ancora “in attesa del parere del Ministero di Economia e Finanza”. Si sono mobilitati milioni di veneti, centinaia di migliaia di bellunesi, per questa consultazione, ma non si tratta di autonomia, e non è nemmeno un passo verso il federalismo: è solo un passaggio di deleghe. Comunque vada, il percorso dell’autonomia bellunese deve avere strade diverse rispetto a quella veneta: si tratta di una questione di sopravvivenza, e non c’è più tempo da perdere».