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DI ALESSIA DALL’O’
CESIOMAGGIORE Una mattinata all’insegna della condivisione, del benessere e del territorio: il Perina Social Fest torna anche quest’anno sulla Perina, il monte simbolico che veglia su Cesiomaggiore, e lo fa con numeri importanti: oltre 150 partecipanti, arrivati fin dalle 6 del mattino per vivere un’esperienza collettiva fuori dall’ordinario. Non è la prima edizione di questo festival realizzato totalmente da volontari, ma è forse quella che più di tutte ha fatto emergere un bisogno profondo: quello sempre più umano del ritrovarsi. Giovani, famiglie, abitanti del luogo e nuovi arrivati si sono ritrovati per una giornata che ha alternato musica all’alba, racconti, camminate, attività fisiche e momenti conviviali. In un tempo dominato dalla velocità e dall’iperconnessione, questa è stata un’occasione per rallentare e riscoprire la bellezza dello stare insieme. Secondo recenti dati Istat, più del 45% degli italiani dichiara di sentirsi “isolato dalla propria comunità locale”. Un dato che si fa ancora più sorprendente nei piccoli centri, dove paradossalmente la prossimità fisica tra abitanti non sempre si traduce nel concetto più complesso di vicinanza sociale. Proprio per questo, iniziative come il Perina Social Fest diventano strumenti potenti di ricostruzione del tessuto relazionale, anche nei piccoli centri, come lo è Cesiomaggiore. La giornata ha preso il via con un concerto acustico tra i prati, che ha accompagnato il sorgere del sole in un silenzio collettivo carico di significato. A seguire, letture e storie del territorio, una camminata guidata lungo i sentieri della Perina, una lezione di pilates, e infine una colazione a base di prodotti locali, preparata con cura e attenzione al territorio.Il tutto è stato reso possibile da un gruppo di volontari che, senza sponsor né fondi pubblici, ha deciso di mettere tempo e impegno a servizio della comunità e, forse, anche di quella ricerca personale di un nuovo significato del “ritrovarsi”. In un contesto in cui anche le realtà montane sembrano rincorrere modelli di vita sempre più frenetici, eventi come questo ci ricordano che la montagna è, prima di tutto, luogo di relazioni. Dove il valore di un’alba condivisa, di un racconto intorno a un prato, di un gesto gratuito e disinteressato, vale più di qualsiasi algoritmo. Il Perina Social Fest non è un festival in senso classico. Non ha ambizioni commerciali, non segue tendenze. È piuttosto un esperimento di comunità attiva, che parte dal basso e guarda lontano. Una socialità senza filtri, senza schermi, senza ansia di performance. Solo persone, natura e ascolto reciproco. La partecipazione calorosa ha confermato il bisogno diffuso di esperienze autentiche. Chi c’era lo racconta con emozione. Chi non ha potuto partecipare spera in una nuova occasione. Se lo spirito resta questo, la Perina continuerà a essere non solo un monte, ma un luogo simbolico in cui la comunità torna a prendersi il suo spazio insieme.
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