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Sabato 5 luglio, Paola Del Din ha visitato Rivamonte Agordino, paese natale del padre Prospero, insieme alla famiglia. Accolta calorosamente da parenti e amici mai conosciuti prima, ha partecipato a un incontro pubblico con autorità e cittadini, condividendo ricordi della Resistenza e valori di democrazia e amore per la Patria. Emozionante il ricordo del fratello Renato, caduto nel 1944. La giornata si è conclusa con doni e una targa commemorativa.
LA LETTERA A RIVAMONTE
In una splendida giornata di sole sabato scorso 5 luglio, in cinque, sulla capace automobile di mia figlia Marta partimmo da Sappada per raggiungere l’Agordino e Rivamonte, riconoscere e salutare discendenti di antichi parenti e amici.
L’origine di tutto fu il fatto che il nonno Prospero Del Din, mio padre, era nato nel 1892 a Rivamonte Agordino. E, anche se la sua professione di ufficiale degli Alpini lo aveva portato a vivere in diverse località, il suo ricordo affettuoso era sempre rimasto legato al vecchio paese. All’arrivo al ristorante dove avevamo appuntamento fummo accolti appunto da discendenti che noi non avevamo mai conosciuto ed amici, con molto affetto e cordialità che sentimmo immediatamente di ricambiare. Una bella tavolata e un pranzo molto ben preparato e servito alla presenza anche del parroco don Fabiano, il quale riuscí molto simpatico a tutti noi e sopratutto all’olandese mio genero Frederik. L’organizzazione si è rivelata perfetta fin da principio grazie all’abilità dei fratelli Laveder, uno dei quali, Giuliano, aveva avuto l’occasione di conoscermi durante un mio intervento oratorio a Zero Branco. Avendo finito il pranzo, durante il percorso per raggiungere la Casa della gioventú dove doveva svolgersi la parte successiva della riunione, ci fermammo a vedere la vecchia casa di famiglia ancora esistente e incontrammo altri anziani parenti e amici.
Giunti alla Casa della gioventú incontrammo un gran numero di persone e incominciò l’incontro con un molto simpatico intervento di don Fabiano, poi del sindaco Giovanni Deon, e della moderatrice, Consigliera Regionale dott. Silvia Cestaro, che anche avevo incontrato a Zero Branco. L’argomento della riunione era l’interesse per le mie avventure di guerra e per ciò che ci aspettavamo di avere da tutto quello che la mia generazione aveva fatto per portare l’Italia fuori della guerra rovinosa e da tante sofferenze. Ovviamente ci si augurava che nascesse una democrazia nella quale le diverse idee venissero rispettate con reciproca comprensione, permettendo con ciò che da tanto dolore, dai sacrifici e dalle economie compiute per far risorgere la nostra Italia si formasse finalmente una comunità nazionale seria, onesta e abbastanza coesa. Questo non fu e purtroppo non è. Perché – come osservai – il voler sempre accontentare tutti porta ad accettare dei compromessi che finiscono col minare la serietà dello Stato favorendo disordini etici e materiali. Purtroppo non ci si può esimere nella conduzione di uno Stato cosí come nella conduzione di una famiglia da una condotta di serietà e di consistenza. Le scelte sono inevitabili e devono essere fatte nell’interesse dei comuni cittadini e non sulla base di ideologie politiche: questa è la costruzione che noi volevamo e speravamo, dettata da puro amore verso la Patria, che deve essere di tutti.
Nella seconda parte, su richiesta della Consigliera regionale, ho potuto portare un esempio pratico della dimostrazione dei nostri ideali. Ho raccontato della formazione della ‘Brigata Osoppo’ e dell’azione vigorosa ed efficace – anche se purtroppo finita con la sua morte – di mio fratello Renato (“Anselmo”, tenente degli Alpini), caduto il 25 aprile 1944 in un assalto a un comando fascista a Tolmezzo. Dopo la sua morte, fui richiesta di portare al Sud importanti documenti riguardanti la nostra zona e d’interesse per il Comando Alleato. Dopo un viaggio avventuroso ma fortunato, attraversai le linee a Firenze e raggiunsi Roma. Di lí in aereo fui portata prima a Brindisi e poi a Monopoli, al Comando SOE. Dovetti allora assumere un nome di copertura e scelsi Renata, in ricordo di mio Fratello. Avendo adempiuto il mio compito e volendo ritornare al Nord da mia madre, frequentai un corso di quattro giorni di addestramento ai lanci in paracadute e cosí fui in grado dopo diversi sfortunati tentativi di lanciarmi in Friuli il 9 aprile 1945. Come premio del Comando Alleato avevo ottenuto di far rientrare in aereo dalla lontana India dov’era in campo di concentramento mio padre.
Al momento di salutarci fummo colmati di leccornie e specialità locali, ma non solo: anche di splendidi libri fotografici su Rivamonte e la sua storia, da una interessantissima raccolta del gergo dei seggiolai e da un’ampia e scientifica opera sulle Dolomiti. Una bella targa del Comune di Rivamonte resterà a Sappada a ricordo della bellissima giornata.
Grazie di cuore a tutti, restiamo fedeli al ricordo della nostra amicizia.
Con affetto,
Paola Del Din con Anna, Marta, Vera e Frederik.