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di Mirko Mezzacasa
Dove la Marmolada è la vera Regina (ma Cortina fa la splendida) e Agordo si mette il cuore in pace… o forse no.
Altro che gossip estivi: nelle Dolomiti si consuma un dramma a puntate degno delle migliori telenovele (pardon, radionovela…che suona meglio e arriva ovunque). Protagonisti? Re e regine, cuori appassionati, avvocati pronti a sguainare carte bollate e un esercito di sindaci agguerriti. Il tutto sullo sfondo delle montagne più belle del mondo, dove non si combatte con sciabole o piccozze, ma con… slogan promozionali.
“La Regina sono io!” – disse la Marmolada. “Ma anche io…” – sussurrò Cortina
Cominciamo dalla Marmolada, che da oltre un secolo porta con fierezza la corona di “Regina delle Dolomiti”. Un titolo guadagnato sul campo – o meglio, sul ghiacciaio – con tanto di riconoscimento storico, foto d’epoca e plauso unanime. Peccato però che, ultimamente, Cortina d’Ampezzo – già “Perla delle Dolomiti” (e scusate se è poco) – abbia deciso che “Perla” non basta più. E allora via col restyling: la Conca Ampezzana comincia a flirtare con la parola “Regina”, infilando qua e là l’epiteto nei suoi dépliant e spot. Il risultato? Il sindaco di Rocca Pietore, Valerio Davare, spalleggiato da altri primi cittadini dell’Agordino, ha detto basta: la Regina è una e una sola, e abita tra le creste della Marmolada. “Difenderemo il titolo con le unghie e con i denti!”, tuonano. Manca solo il vessillo reale issato sulla Punta Penia.
Guerre fratricide? No grazie. Ma neanche regalare la corona
Per ora, la linea è quella del buon senso. Nessuno vuole finire a litigare tra avvocati in toga e timbri del tribunale. Ma il messaggio è chiaro: le Dolomiti non sono una fiera del copia-incolla, e se Cortina ha il suo charme, l’Agordino ha la sua storia. E poi, diciamolo: se ognuno comincia a fregarsi i titoli altrui, finisce che anche Alleghe si autoproclama “Trono delle Dolomiti”, Falcade “Regno dei Cieli” e Taibon “Vaticano montano”.
E ora… chi ha rubato il cuore?
Non bastava la Regina, ora spunta anche un caso… di cuore rubato. Eh sì, perché Agordo da anni si definisce “cuore delle Dolomiti”, e mica per caso. Già alla fine degli anni ’80, l’Azienda di Promozione Turistica Dolomiti Agordine – presieduta da Franco Pra e diretta da Emilio Cagnati – lo aveva messo nero su bianco. Con la complicità della mitica FotoRiva di Alleghe, furono realizzati adesivi, dépliant, volantini e chi più ne ha più ne attacchi (sui camper, ovviamente). Il tutto distribuito anche sulle spiagge venete, in un gemellaggio mare-monti che oggi ci sembra visionario. Poi, qualche anno fa, l’assessore Angelo Ramazzina ha fatto il passo decisivo: registrare ufficialmente il marchio “Agordo cuore delle Dolomiti”. Applausi, coriandoli, bollo da 16 euro. Ma – udite udite – oggi quel cuore comincia a battere in più petti: in giro per le Dolomiti il “cuore” spunta ovunque. Insomma, un’inflazione di emozioni. E Agordo, giustamente, si chiede: ma se io ho il cuore, gli altri che ci mettono, il pancreas?
Dolomiti: chi l’ha detto che non sono appassionanti?
In attesa del prossimo episodio – magari con protagonisti “Falcade, respiro delle Dolomiti” o “Cencenighe, sopracciglio delle Dolomiti” – possiamo solo augurarci che tra una regina, un cuore e qualche puntura di orgoglio, si riesca a trovare un po’ di armonia. Perché le Dolomiti, in fondo, non sono una partita a Risiko, e se tutti vogliono vincere a colpi di brand, il rischio è che a perdere sia proprio l’identità di questi territori. E poi, lo sappiamo tutti: il cuore non si ruba… si conquista.
E la Regina? Beh, quella ha già una vetta in testa.
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