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BELLUNO
Nei boschi del comprensorio Quantin–Ronce–Nevegal–Valmorel la natura avanza a passo veloce, spinta dai cambiamenti climatici e dall’abbandono dei pascoli. In prima linea, ancora una volta, ci sono i volontari di Belluno Alpina, guidati da Gimmy Dal Farra, impegnati a riaprire sentieri e ripulire strade. Un lavoro encomiabile, ma destinato a restare una goccia nel mare se le istituzioni continueranno a restare alla finestra. Dal Farra non usa mezzi termini: “Il bosco va curato, non possiamo contare solo sulla buona volontà di pochi. Serve un consorzio forestale con gestione professionale, capace di garantire pulizia, manutenzione e progetti di valorizzazione turistica e residenziale. O si agisce ora o sarà troppo tardi”. Gli interventi dei volontari hanno riaperto percorsi storici, come il Valdart–Casera Valpiana e la strada Cattani, ma l’espansione della vegetazione e la presenza di fauna selvatica, lupo compreso, stanno cambiando il volto della montagna. Senza pascoli, senza allevamento, senza manutenzione, il rischio è la perdita definitiva di un territorio che un tempo era vivo e produttivo. Dal Farra guarda alla Lombardia, dove i consorzi forestali sono realtà consolidate e sostenute dalla Regione: un modello che qui potrebbe garantire filiera del legno, attrattività turistica e nuove famiglie pronte a vivere la “montagna di mezzo”. Il messaggio è chiaro: o si crea un tavolo pubblico–privato con bandi dedicati e affidamento ai consorzi dei terreni comunali, o le Prealpi scivoleranno verso un lento abbandono. E allora non basteranno più buone intenzioni e braccia di volontari: serviranno rimpianti.
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