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Sono Roberto, ho 62 anni, sono padovano di origine e da 25 anni vivo a Rocca Pietore. Sono sposato con una rocchesana e lavoro qui “da voi”. Il virgolettato è voluto, dopo aver letto le esternazioni di qualche agordino – per fortuna non di tutti – in un post di qualche giorno fa. Forse alcuni dimenticano che, qualche decennio fa (soprattutto nell’alto Agordino), la gente di queste valli è stata costretta a emigrare per la povertà. Proprio per questo dovrebbe capire meglio di chiunque altro le difficoltà e il senso di sentirsi ospiti in un luogo. Ho letto frasi come “fuori gli invasori”, “tornévene a casa” e simili. Mi sono sembrate un salto indietro nel tempo, quando nei primi anni 2000 mi capitava di sentirmi dire: “El vien qua a portarme via le femene” (a Sottoguda), “talian, te me porti via el lavoro” (in Val di Fassa). Senza contare, in misura minore, le battutine sul “Padovan” che arrivavano sia dai Fodom sia dagli stessi agordini. Eppure tanti “foresti” – veneti, veneziani e altri – hanno contribuito al benessere di queste zone con il loro lavoro e le loro tasse. Da dove nasce allora tutta questa acredine? Si dimentica che un “orfanello milanese” ha radicalmente cambiato il destino della valle: non era forse anch’egli un forestiero? Non era un “invasore”? E voi, agordini, come vi siete sentiti quando eravate emigrati in Svizzera o in Germania, trattati come persone di serie B? Io credo che chiunque – che sia padovano, abbia una seconda casa o meno – se esprime un parere in maniera pacata, meriti rispetto. Lo stesso rispetto che si deve a un meridionale, a un ebreo, a un palestinese, a un ucraino o a un russo.
Roberto V.
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