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CESIOMAGGIORE L’iniziativa, dal titolo eloquente, “Non una di meno, per riflettere e ricordare”, si terrà la prossima domenica 28 settembre, alle 10, all’ingresso di Cullogne dove verrà inaugurata una nuova targa commemorativa accanto alla panchina rossa già posizionata dal Comitato Can-Cullogne, con il patrocinio del Comune di Cesiomaggiore. La panchina, già collocata tempo fa, rappresenta non solo un arredo urbano, ma un monito permanente contro i femminicidi che diversi comuni bellunesi hanno deciso di accogliere negli spazi pubblici. A segnalarne il significato, inizialmente, era stata una targhetta semplice, priva di citazioni, che tuttavia la comunità aveva riconosciuto come un forte richiamo alla violenza di genere e alla memoria. Quella targhetta è stata rovinata da un atto vandalico: “Una bravata proprio brutta – ha commentato Stefano Saioni, rappresentante del Comitato – Non vogliamo però soffermarci sul gesto, cercando di trasformarlo in occasione per accendere un dibattito sul tema, per fare comunità e ricordare una pagina della nostra storia nella totale umiltà e rispetto per le famiglie colpite” Dietro a quel simbolo c’è infatti anche una pagina dolorosa della storia locale. Nel 1951 la ventunenne Silvia Dal Pont, originaria di Cullogne, fu sequestrata e lasciata morire di inedia a Busto Arsizio dal cavalier Carlo Candiani. Un caso che all’epoca fece scalpore e che il giornalista bellunese Dino Buzzati raccontò sulle colonne de Il Nuovo Corriere della Sera. Allora non si parlava ancora di femminicidio, ma oggi quella parola appare inevitabile per descrivere una tragedia che segnò non solo una famiglia, la comunità Cesiolina, ma anche l’intero Paese. La nuova cerimonia non sarà quindi una semplice sostituzione, ma una riaffermazione. La data scelta, lontana dal 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne indetta globalmente dalle Nazioni Unite, vuole sottolineare che il ricordo e la vigilanza devono essere quotidiani. La vicesindaca di Cesiomaggiore delegata al sociale Martina Stach, ha rimarcato il valore dell’iniziativa: “Lo dico prima che da amministratore, da donna. È un grande segno di cittadinanza sapere che una comunità mantiene viva l’attenzione sul tema della non violenza. Quel colore rosso della panchina richiama una vigilanza che deve restare costante. Il ricordo deve essere monito per cogliere che queste storie purtroppo sono all’ordine del giorno.” A diffondere e comunicare le difficoltà attuali sono i dati diffusi dai centri antiviolenza, anche se si parla sempre di un dato parziale: in Italia si registra un femminicidio ogni tre giorni, l’età media delle vittime si abbassa e solo in Veneto oltre tremila donne al mese si rivolgono ai centri antiviolenza. “Una recente legge rischia di mettere in difficoltà proprio quelle strutture e le case rifugio. Non si può pensare che un problema sociale di questa entità sia affidato in gran parte al volontariato.” Anche il sindaco Carlo Zanella ha sottolineato come la cerimonia di domenica rappresenti “un’iniziativa che dimostra la capacità della comunità di farsi protagonista, generando attenzione e responsabilità collettiva su un tema che riguarda tutti.” La giornata sarà arricchita da letture a cura di Rosa Lusa e Silvana Vignaga: un modo per intrecciare memoria storica, testimonianza civile e impegno attuale, affinché la voce delle vittime non resti mai inascoltata.
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