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 L’immagine parla da sola: ogni centimetro della corriera è occupato, studenti in piedi, zaini stretti tra le braccia, visi stanchi e finestre appannate. È la corsa delle 13.10, l’unica disponibile da La Valle a Rivamonte quando termina la scuola. La scena, ormai quotidiana, mostra chiaramente una situazione che non è più sostenibile. Decine di ragazzi salgono insieme sullo stesso mezzo, costretti a viaggiare in condizioni di evidente sovraffollamento. La foto ritrae il disagio e la precarietà di un servizio che, in un territorio montano, rappresenta l’unico collegamento tra scuola e casa.
L’immagine parla da sola: ogni centimetro della corriera è occupato, studenti in piedi, zaini stretti tra le braccia, visi stanchi e finestre appannate. È la corsa delle 13.10, l’unica disponibile da La Valle a Rivamonte quando termina la scuola. La scena, ormai quotidiana, mostra chiaramente una situazione che non è più sostenibile. Decine di ragazzi salgono insieme sullo stesso mezzo, costretti a viaggiare in condizioni di evidente sovraffollamento. La foto ritrae il disagio e la precarietà di un servizio che, in un territorio montano, rappresenta l’unico collegamento tra scuola e casa.
Genitori e studenti lamentano da tempo la mancanza di corse aggiuntive, soprattutto nelle ore di punta. «Non si tratta solo di scomodità — commentano — ma anche di sicurezza: in caso di frenata improvvisa o maltempo, la situazione diventa rischiosa». Il problema è noto e si ripete ogni anno: una sola corriera per un’intera valle non basta più. Servono soluzioni rapide e concrete, magari con un potenziamento delle corse pomeridiane o un mezzo aggiuntivo nei giorni di maggior affluenza. La foto, scattata ieri, è il simbolo di un disagio che merita attenzione: perché il diritto a tornare a casa in sicurezza non dovrebbe mai essere un lusso, ma un servizio garantito — soprattutto per i più giovani.






