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Durim Tabaku, padre di Alessandro, il 21enne di Codogné morto nel 2022 dopo aver evitato un cervo sulla 203 Agordina, oggi dalle colonne del Corriere delle Alpi lancia un appello accorato alla Regione Veneto e al presidente Luca Zaia: «Servono reti, illuminazione e cartelli luminosi per evitare altre tragedie». Da tre anni la famiglia chiede interventi sul tratto tra Sedico e La Stanga, ma senza risposte. È in corso una causa civile contro la Regione. «Non cerchiamo soldi – spiega il padre – ma sicurezza per tutti. Non voglio che altri padri vivano il mio dolore».
La causa civile è in corso davanti al Tribunale di Belluno. A inizio del prossimo anno ci dovrebbero essere le battute finali. «Ho già fatto presente che sono disposto ad un confronto con la Regione anche sulle richieste risarcitorie nel caso si intervenga concretamente su quel tratto di strada. Per questo faccio un accorato appello anche al presidente Luca Zaia e al suo successore affinché gli incidenti di queste ultime settimane siano, per quanto possibile, gli ultimi», conclude Durim Tabaku. —
CANDATEN LA STRADA DELLA PAURA. A QUANDO UN COMITATO?
di Jacopo Deltedesco
REDAZIONE RADIOPIU Nell’Agordino ormai tutti conoscono qualcuno che ha investito — o rischiato di investire — un cervo nella zona di Candaten in Comune di Sedico. Ma ciò che non può diventare abitudine è vedere la fauna selvatica morire in un parco nazionale e le auto distrutte in incidenti sempre più frequenti. La sicurezza lungo la regionale del Parco delle Dolomiti Bellunesi non può più essere considerata una questione di routine. Serve una mobilitazione vera, un comitato che rappresenti i cittadini e chieda interventi concreti alla Regione e alle istituzioni competenti. La tragedia di Alessandro Tabaku (foto), il giovane morto il 17 ottobre 2022, a pochi giorni dalla festa di laurea, mentre si recava al lavoro, doveva essere un segnale d’allarme definitivo. Invece, dopo pochi giorni di attenzione e due tabelloni luminosi installati — e poi rapidamente rimossi — tutto è tornato come prima. Ma non è l’unico caso: già nel 2020 perse la vita il motociclista Alessandro Bighignoli, schiantatosi contro un cervo e morto sul colpo. Oggi, oltre al pericolo della fauna, la strada è minacciata anche da cadute di sassi in diversi tratti. Gli agordini e i bellunesi chiedono solo una cosa: una strada sicura, per chi lavora e per chi visita le Dolomiti. È un diritto, non una concessione.
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