********
SERA DI NOVEMBRE
AUDIO
A novembre, la campana suona alle sette della sera. Sono rintocchi malinconici che hanno dentro l’inverno che ormai ha imbiancato le cime e ghiacciato i prati e gli orti a riposo. In casa è tempo di cena. Il fuoco arde con vigore mentre l’acqua bolle nella pentola. Il soffio lieve e monotono del gas, i fari della corriera che sale a Falcade che sciabolano nel buio di questa fredda serata di fine autunno. La finestra della cucina è rivolta verso la piazza. Scosto la tenda e osservo lo scintillare della brina sull’asfalto. Di fronte a me metà della facciata della chiesa e questa piazza posta all’incrocio delle valli e dei venti. Stasera è deserta, nemmeno un’auto parcheggiata lungo il suo perimetro. La bandiera del Monumento ai Caduti sventola in modo deciso, mossa dal vento freddo e teso che scende dalla Valle del Biois. Solamente tre mesi fa regnavano traffico e rumore, stasera invece regna il silenzio più profondo dell’anno. La televisione propone un telegiornale carico di delitti politica e disgrazie varie. Non lo ascolto, tengo la TV accesa solamente per compagnia. Una buona cena, semplice e calda mentre la legna di larice scoppietta allegra nella stufa ora rovente. La luce dei nuovi lampioni che entra in casa, la campana che batte il rintocco della mezza. La schiuma del detersivo per i piatti, il silenzio di questo mese che ti presenta il lungo inverno di montagna. Al battere degli otto rintocchi è tempo di caricare la stufa e di vestirsi pesante per uscire. Il vento mi accoglie con la sua carezza gelida, la brina che fa luccicare il porfido del sagrato impone attenzione. La luce stanca della Luna calante illumina la valle. Lassù a metà del Pelsa si intravede il bianco della neve nuova. Il cielo è limpido e freddo e sopra le cime brillano infinite stelle. Il vento porta con sé la musica che esce dall’unico bar aperto. È una canzone rock anni ‘80, di quelle potenti come quegli anni ormai lontani. Un po’ di luce filtra dai vetri colorati della porta, un miscuglio di voci che a volte sovrastano le note di quel brano famoso. Un uomo è uscito per fumare. Il vento che soffia lungo la strada mette in difficoltà l’accendino. L’uomo chiude la giacca, si volta verso la porta del bar e accende la sua sigaretta. Il fumo si perde in alto, mescolandosi a quello dei camini. Sul ponte di Avoscan il vento è cattivo, quasi mi sposta. Alzo il cappuccio e ascolto il tessuto del piumino che sbatte. L’acqua del Cordevole è tranquilla, racconta un novembre senza pioggia. Le pietre dell’alveo sono ricoperte da un paio di centimetri di neve ghiacciata e ci sono solamente io in giro, ad affrontare il rigore di questa sera di un novembre d’altri tempi. La luce dei lampioni illumina strade che stanno ghiacciando, la luce fioca della Luna incompleta accarezza lo Spiz de Medodì vestito di bianco. Silenzio degli uomini, nessuna auto lungo la 203 e dolce mormorare dell’acqua gelida del Cordevole. Un tempo d’autunno finito, un tempo d’inverno entrato nell’anima e nella valle. È il momento di rientrare, il fuoco ha bisogno di essere curato. Ora in casa c’è un buon calore e le braci sono vive e roventi. Carico nuovamente la stufa, osservo la legna che inizia subito a bruciare, ascolto il fuoco che in breve riprende vita. Poi mi abbandono alla quiete di questo tranquillo venerdì sera di un novembre con la neve sulle cime.
**********






