DI RENATO BONA
La Chiesa di Sant’Antonio Abate di Cencenighe Agordino sorge ai piedi del “Col de pase”, laddove venne edificato nel tredicesimo secolo il primo edificio sacro intitolato al Santo che, nato in Egitto nel 251 fu taumaturgo e patriarca del monachesimo anacoretico e riconosciuto dai fedeli anche come “guaritore” delle malattie epidemiche tipo peste e “fuoco di Sant’Antonio”.
Lo ricorda Infodolomiti che riprendiamo dato che oggi, venerdì 10 agosto 2018, ricorre il duecentottantaseiesimo anniversario della dedicazione, avvenuta nel 1732. Nel corso dei secoli il tempio, inizialmente edificato in stile gotico e di non grandi dimensioni, compresi una sagrestia e il campanile, subì rifacimenti e restauri. La necessità di creare uno spazio più ampio per accogliere i fedeli di Cencenighe fece, infatti, scegliere di edificare un nuovo edificio sui sedimenti dell’antico tempio, il cui completamento risale alla prima metà del ‘700.
L’architettura di Sant’Antonio Abate contempla tre ampie navate, una spaziosa cantoria, il cui parapetto proviene dall’arcidiaconale di Agordo, e un alto campanile, con la caratteristica conformazione a bulbo nella parte terminale. L’altare maggiore, realizzato in pino cembro, è stato progettato scolpito e policromato dagli artisti agordini Giovanni Manfroi di Cencenighe, ed Antonio Costa di Taibon.
L’opera monumentale è di particolare rilevanza architettonica; purtroppo alcune parti scolpite del tempio sono state danneggiate e rubate nel 1988. Merita un approfondimento il dipinto su tela che raffigura Sant’Antonio Abate, mentre ai lati come da tradizione sono rappresentati San Rocco e San Sebastiano. Il tutto sembra attribuibile a Svaldo Gorbenutto che lo terminò nel 1655. A destra del presbiterio, su un altare ligneo realizzato da Giovanni Battista Manfroi, un dipinto di Luigi Cima da Mel eseguito nel 1921 con il guaritore San Gottardo, opera che andò a sostituire una pala di Valentino Rovisi rubata nel furto del 1988. Sempre dei Manfroi l’altare minore, questa volta scolpito da Giuseppe. La pala di questo altare, dipinta da Domenico Zeni, illustra la vicenda della morte di San Giuseppe assistito dalla Vergine e da Gesù, il cui stile è probabilmente ispirato alle opere del veneziano Gianantonio Guardi.
La Provincia di Belluno ricorda sul suo sito telematico che “L’antica chiesa dedicata a S. Antonio Abate fu fondata nel XII secolo e consacrata nel 1361; quindi divenne parrocchiale nel 1534 e fu ricostruita nel 1724. Conserva un dipinto seicentesco con il Santo patrono, S. Rocco e S. Lorenzo, opera di un autore ignoto”.
Luisa Manfroi sull’emittente Radio Più aveva dedicato un servizio alla cerimonia con la quale l’8 agosto 1965 venivano benedette le nuove campane, con cerimonia presieduta dal vescovo Gioacchino Muccin: “L’allora parroco don Renzo Olivotto scrisse sul bollettino parrocchiale: ‘Le campane sono di bronzo, una lega di rame con l’aggiunta di altri metalli preziosi per farle sonore e squillanti; pesano dai tre ai sette quintali. Non sono tutte uguali ma sono come cinque sorelle in scala, dalla più grossa, la “Conciliare” con la sua scritta piena di teologia, alla più piccola, la vecchia “Lourdiana” del 1958. Hanno il loro nome: “Conciliare”, “Patronale”, “Civica”, “Dolorosa” e “Lourdiana”. Così le ha battezzate il parroco pensando alle parole che portano sulla schiena e all’uso che ne faremo’”. Ancora la Manfroi: “Appena un anno dopo, ai primi di novembre del 1966, le nuove campane avrebbero suonato a martello per avvisare la popolazione della minaccia rappresentata dalla tracimazione dei torrenti Biois, Cordevole e degli altri corsi d’acqua ingrossati dalle piogge insistenti di quell’alluvione. Com’era tradizione le nuove campane (sostituirono le vecchie fuse nel marzo 1921 dalla ditta Daciano Colbacchini di Padova e collocate sul campanile qualche mese dopo, ottenendo la consacrazione il 24 ottobre 1921 dal Vescovo, Giosuè Cattarossi) ricevettero la benedizione alla presenza di padrini e madrine scelti tra chi rappresentava nel modo migliore le frazioni e le professioni esistenti in parrocchia. La ‘Conciliare’ fu benedetta alla presenza di Aldo Manfroi, Cristina De Biasio, Tiziano Baiolla e Donato Manfroi; la ‘Patronale’ da Antonio Bogo, Vito Fontanive ed Emma Tissi; la ‘Civica’ da Adolfo Orzes, Lazzaro Faè e Doretta Romanel; la ‘Dolorosa’ da Gabriele Groppa, Aladino Mazzarol e Graziella Fontanive mentre la ‘Lourdiana’ ebbe il battesimo ufficiale con l’assistenza di Battista Chenet, Antonio Manfroi e Adelia Baiolla”.