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VALLADA
DI GIANNI SANTOMASO
AUDIO
“Liana, come quella di Tarzan”, amava dire a chi le chiedeva conferma del suo nome oppure a volte lo anticipava per chiarire subito le cose. Da venerdì non lo dirà più, forse aveva smesso di dirlo da qualche tempo, da quando le forze si erano fatte più scarse, la voce più flebile. Ma con le liane, Liana Cavallet, 53 anni, ha continuato a lanciarsi fino all’ultimo. “Dai che mettiamo insieme qualcosa di bello e utile nella direzione del coinvolgimento e della partecipazione”, scriveva ancora lunedì sul gruppo WhatsApp del Presidio agordino di Libera di cui era referente. “Il prossimo anno si potrebbe parlare di carcere: si potrebbe proporre la visita e le testimonianze di chi vi fa volontariato. Come ospite si può pensare a Tina Martinez, moglie di Antonio Montinaro. Sempre nell’ottica di andare verso le periferie, si potrebbe fare venire la Quarto Savona 15 ad Agordo e poi in un altro Comune dei nostri. Per il concorso ho il contatto, coinvolgiamo il Follador per una ricerca su di lui”. Questo invece lo scriveva il 4 maggio. In una giungla di pensieri, di spunti, di riflessioni, di contatti, Liana riusciva a districarsi, a volare da un lato all’altro rapidissima, a unire forze, a tirare fili. Lo ha fatto fino alla fine. Originaria di Tremea di Mel, dopo il matrimonio con Carlo Andrich aveva adottato Vallada e Vallada l’aveva adottata. Da qui, in trent’anni, ha dispiegato il suo impegno sociale senza soluzione di continuità, senza confini. Insegnante alla scuola primaria del paese prima e alle medie di Canale poi, aveva mantenuto i legami con gli alunni: qualcuno andava da lei per la tesi, qualcun altro ne era diventato amico stretto. Girava con una sorta di burattino enorme nella sua vecchia Lancia Musa che portava in aula per spiegare ai ragazzi il testo, le emozioni ecc. E i ragazzi la chiamavano Liana, senza che questo minasse la sua autorevolezza. Questa passava per altro: per l’entusiasmo con cui proponeva attività, per la determinazione con cui cercava di far uscire (educare) da tutti quello che di buono avevano dentro, quelle che erano le loro abilità. Era stata componente di un gruppo musicale, i G.N.P., che per qualche anno aveva scorrazzato in vallata e non solo, suonando, cantando, ma soprattutto costruendo relazioni umane profonde. Fino a qualche anno fa, inoltre, insieme a Graziano Pianezze, aveva guidato l’associazione Nuovi Traguardi, impegnata nella lotta alle malattie del sangue. Liana, infatti, nei primi anni 2000 aveva avuto un linfoma non-Hodkins. Quando andava nelle classi a raccontare la sua esperienza portava nella valigia tanti oggetti significativi di quel periodo. Insieme a Carlo aveva fatto costruire nel giardino di casa a Celat una triol, un capitello, dedicato a quella Mama Bela che le era stata accanto durante la malattia e che le aveva dato nuovo entusiasmo. Qui, ogni anno, a metà luglio si svolgeva la Festa dela Triol de la Mama Bela. Una festa in stile-Liana: un casino organizzato, in cui la casa era appaltata alla comunità valladese (di cui la famiglia Andrich-Cavallet faceva parte).
A Erica e Margherita, fiori di una prima primavera, si erano aggiunti qualche anno dopo Iris e Jacopo, fiori della seconda, germogliata dopo l’inverno della malattia. Ma di fiori, nel prato di Liana, ne erano spuntati tanti altri, perché costante era l’acqua che ricevevano, fertile il suolo in cui venivano piantati senza badare se la luna era calante o crescente. La biblioteca di Vallada, fatta crescere insieme agli altri volontari, fatta intitolare a Luigi Lazzaris, fatta diventare luogo di incontri. E poi il contributo fattivo alla rete delle biblioteche della Valle del Biois: un autore da proporre, un tema da suggerire, una mail da mandare, una telefonata da fare. I libri, d’altronde, erano il suo pane quotidiano: li divorava, li sottolineava, li condivideva e li raccontava anche a un pubblico ampio come aveva iniziato a fare dal settembre 2023 su Radio Più dove teneva la rubrica “Liber”. Dove c’era società, Liana era presente. Cittadina, appartenente alla polis, faceva politica tutti i giorni. Fieramente di sinistra, stava dalla parte dei più deboli e si impegnava da sempre per farla la giustizia, non solo in cielo, ma anche in terra. Una volontà che dall’ottobre 2022 l’aveva vista diventare referente del Presidio agordino di Libera per il quale ha operato costantemente dal divano di casa dove la malattia l’aveva costretta, ma non bloccata. Da lì progettava, condivideva, contattava, tirava le fila. Non è stato facile, ma aveva capito che ognuno può fare la sua parte sempre, perché – come diceva il suo amato Che Guevara – “le battaglie non si perdono, ma si vincono sempre”. Basta combatterle. I funerali si svolgeranno domani alle 14.30 nella parrocchiale di Vallada (questa sera alle 20 il rosario). Nelle stesse ore un altro lutto ha colpito l’Agordino. Zoran Beletic, 56 anni, per anni gestore del Caffè Commercio ad Agordo, e volto noto nel capoluogo e in vallata, è morto a Feltre. Lascia la moglie Antonela, la figlia Arianna, la mamma Dragica e la sorella Suzanna. I funerali a Novigrad in Croazia.
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