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FELTRE Si è spento a Roma, dopo anni di malattia, Michele Santoro, musicista e arrangiatore feltrino che ha attraversato da protagonista alcune delle stagioni più importanti della musica italiana. Aveva 71 anni. Nato a Feltre nel 1954, Santoro ha saputo portare lontano le proprie radici, costruendo una carriera che lo ha reso motivo di orgoglio per la sua città e per l’intero territorio. Figlio del gestore della pesa pubblica che si trovava di fronte alla stazione ferroviaria di Feltre, Michele Santoro aiutava il padre nel lavoro quotidiano, ma fin da giovanissimo la musica fu il suo vero orizzonte. Fu tra i primi protagonisti del vivace panorama dei gruppi feltrini degli anni Sessanta e Settanta, distinguendosi per talento e determinazione. Un percorso che lo portò a diplomarsi in chitarra classica al Conservatorio di Napoli, scelta allora tutt’altro che scontata. La svolta arrivò con il trasferimento a Roma. Nella capitale Santoro trovò il terreno ideale per sviluppare la propria carriera, entrando nel cuore del mondo musicale italiano e diventando chitarrista di tournée per nomi di primissimo piano: Gianni Morandi, Enrico Ruggeri, Renato Zero, Amedeo Minghi e Mino Reitano. Proprio con Reitano, Santoro arrivò anche a dirigere l’orchestra del Festival di Sanremo, confermando una versatilità che lo rese apprezzato come musicista e arrangiatore. Tra le sue esperienze spicca anche il lavoro per il cinema e la televisione: firmò le musiche del film “Quando le montagne finiscono”, coproduzione Rai ambientata tra Palazzo Guarnieri e Primiero, diretta da un altro feltrino, Daniele Carnacina. Numerose, inoltre, le sue composizioni per spot televisivi, entrate per anni nelle case degli italiani. A ricordarlo è anche Franco De Poli, musicista bellunese e suo coetaneo: «Con lui ho suonato due o tre volte, mai in un gruppo fisso ma sempre con grande gioia. Ci legava una bella amicizia anche fuori dalla musica. La notizia arrivata stamattina mi ha fatto male. Per noi è stato il primo che ha fatto davvero la carriera che tutti noi giovani musicisti sognavamo: un riferimento, oltre che un coetaneo». De Poli ne sottolinea anche il lato umano, raccontando un aneddoto rimasto nella memoria: «Una mattina presto squilla il telefono a casa di Michele. Dall’altra parte una voce dice: “Sono Mino!”. Pensando a uno scherzo di un amico che imitava bene Mino Reitano, Michele gli attaccò il telefono. Ci volle una seconda chiamata per convincerlo. Poco dopo partì per Milano, destinazione il “Villaggio Reitano”: un intero quartiere costruito da Mino per la sua famiglia e i suoi amici, con tanto di studio di registrazione privato, dove Santoro lavorò e produsse molti brani». Con Gianni Morandi fu chitarrista in tournée; grazie a quell’ambiente conobbe anche Renato Zero, con cui nacque uno dei sodalizi artistici più importanti della sua carriera. Con l’artista romano Santoro collaborò a lungo, lavorando anche ad album iconici come Icaro (1981) e contribuendo a pagine fondamentali del pop italiano. Il legame con il Bellunese e con Feltre non si spezzò mai. «Fu uno dei membri dei gruppi con John Pante nelle Sabbie Mobili – ricorda ancora De Poli –. Era famoso per la coppia che formava con Roger, chitarrista straordinario, e con Balest al pianoforte. Erano davvero dei “pezzi da novanta”, il cuore della scena musicale di allora. Noi lo ammiravamo perché era uno dei pochi che ce l’aveva fatta davvero». Da tempo Michele Santoro non tornava più spesso in provincia, ma il segno lasciato dalla sua musica e dal suo percorso resta profondo. Con la sua scomparsa Feltre perde un figlio che ha saputo portare il nome della città sui palchi più importanti d’Italia, un artista che ha trasformato il talento in una storia di passione, studio e successo. (FOTO: Corriere Delle Alpi)
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