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di mirko mezzacasa
AGORDO – Ogni mattina, di ogni santo giorno, da una vita, Iolanda De Nardin esce di casa prima dell’alba. Alle 6.30 è già per strada: passa all’edicola e a piedi raggiunge lo storico Bar della Stazione, che gestisce da decenni. Un luogo una storia che riporta ai tempi del treno con il suo capostazione in Viale Sommariva. Oggi Iolanda ha 91 anni, ma la sua determinazione non conosce età. È il sorriso di chi entra per un caffè, la mano che porge il giornale aperto sulle notizie fresche di giornata, la custode di una memoria che vive tra i tavolini e il bancone. Eppure, negli ultimi anni, dieci volte qualcuno ha provato a portarle via un pezzo di serenità. Dieci furti o tentativi, sempre con lo stesso copione: nel buio della notte, tra i vicoli e i ritrovi improvvisati, mani vigliacche che cercano bottiglie, sigarette o qualche moneta. Non rapinatori da film, ma “fenomeni” che rubano a una nonna di oltre novant’anni. L’ultimo episodio è accaduto nella notte appena passata. Questa volta, grazie ai nuovi serramenti, i ladri non sono riusciti a entrare. Il bottino è stato zero, ma resta l’amaro per l’ennesimo danno e per l’ennesima ferita inferta a chi ogni giorno tiene viva una tradizione. «Non ho mai avuto la soddisfazione di guardarli in faccia», dice Iolanda. Forse, presto, si arrenderà alla tecnologia: telecamere e sistemi di sorveglianza potrebbero diventare il nuovo scudo, visto che tutti gli altri deterrenti si sono rivelati inutili. Dieci colpi in pochi anni non bastano a spegnere la passione di Iolanda per il suo lavoro. Ma dicono molto di un fenomeno che fa indignare: colpire una donna che da una vita apre le porte di un pezzo di Agordo, quando il sole ancora deve sorgere.
Vergogna.