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DILLO A RADIO PIÙ – LETTERA DI TOMASO PETTAZZI
Due notizie hanno riportato l’attenzione sulla montagna: la nuova Legge nazionale e il referendum dei Comuni ladini. È tempo che chi ha responsabilità si dia una mossa, perché la fine è vicina e nessuno si salverebbe.
LA LETTERA
Due notizie in questi giorni hanno riacceso l’interesse sulla montagna: l’approvazione della Legge nazionale sulla Montagna e la ripresa della battaglia referendaria di Livinallongo, Colle Santa Lucia ed Ampezzo.
1.Legge sulla Montagna. Qualsiasi persona minimamente informata deve ammettere che si tratta effettivamente di “pannicelli caldi”. 200 milioni di € spalmati sull’intero territorio montano nazionale sarebbero per Belluno come un’aspirina contro una forte polmonite. Teniamo presente che il Fondo dei Comuni Confinanti riconosce annualmente al Bellunese circa 40 milioni di €. Solo per dare un ordine di valori, consideriamo che una rotonda stradale ha un costo minimo di 400.000 €. Quella presso l’aeroporto di san Pietro in Campo è costata verosimilmente ben oltre 1 milione.
Per Belluno, quindi, la Legge sulla Montagna non ha alcun valore di riscatto da una situazione di abbandono in cui ci troviamo. “Fuffa”, direbbe qualcuno.
2.Referendum. Da autonomista storico devo chiaramente plaudere alla volontà dei referendari ladini. Ho combattuto con loro nelle piazze, nei paesi e nei passi ove c’era da far conoscere le loro aspirazioni. Ma da Bellunese ora devo riconoscere una amara verità: con il distacco di Sappada/Plodn nel 2008 e il suo ricongiungimento al Friuli, e anni ed anni di continuo calo demografico, Belluno è sceso sotto i 200.000 abitanti. L’eventuale ulteriore distacco dei tre Comuni Asburgici comporterebbe un’ulteriore diminuzione di 7.000 persone. Si scenderebbe quindi dai 197.000 circa del 2024 a meno di 190.000.
Questi numeri porterebbero Belluno a non essere più sostenibile come Provincia dal punto di vista amministrativo in campo sanitario, scolastico, della Pubblica sicurezza, della motorizzazione, della Previdenza sociale, ecc. La conseguenza sarebbe la perdita di Prefettura, Questura, Ulss, Ufficio scolastico, Comando Provinciale dei Carabinieri, Gruppo Carabinieri Forestale, sede Inps provinciale, Motorizzazione Civile, Anas e chi più ne ha più ne metta. Realtà oggettiva che in parte già sta avvenendo. Aggiungo, infine, che dopo l’ultima riforma elettorale abbiamo ridotto il numero dei nostri parlamentari da 6 ad uno e che neppure questo sarebbe sostenibile. Chi potrebbe quindi rappresentarci? O avremmo diritto ad un rappresentante, come già avviene in Consiglio Regionale (tre Bellunesi), come fossimo una riserva da tutelare? Spero che i Bellunesi non si considerino dei novelli Apaches.
Per una Provincia che nettamente si stacca dalla realtà del restante territorio regionale, sarebbe un colpo dal quale non potrebbe più riprendersi. Chi ha responsabilità in qualsiasi campo di darsi una mossa. La fine è vicina. Nessuno si salverebbe.