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“Belluno: provincia autonoma?”. Su questo tema, che da qualche tempo è tornato di grande attualità, qualcosa come oltre quarant’anni fa, esattamente il 7 novembre 1981, l’Associazione stampa bellunese presieduta da Renato Bona (con lui nella foto l’allora sindaco Mario Neri, il prefetto Alessandro Vitelli Casella ed il vice presidente Asb don Gigetto De Bortoli) organizzò un convegno le cui conclusioni furono affidate al sottosegretario agli interni Marino Corder. Il servizio fotografico fu opera offerta dal fotoreporter bellunese Giuseppe “Bepi” Zanfron; iniziativa editoriale di Edizioni Radioteledolomiti Belluno. Larghissima la partecipazione. Intervennero con relazioni o proposte: Gianfranco Orsini, Mario De Nard, Vincenzo Barcelloni, Attilio Bandiera, Luigino Buratto, Alberto Curti, Sergio Reolon, Alfredo Giotto, Giorgio Granzotto, Achille Reolon, Aleandro Fusaro, Giuseppe Vecellio, Emilio Neri, Marino Corder, Antonio Scotton, Bartolomeo Zanenga, Giovambattista Pellegrini, Renzo Fant, Angelo Tanzarella, Vitaliano Fortunati, Edy Demenego, Livio Cassol, Claudio Negrisolo, Giancandido De Martin, Franco Rocchetta. Largo spazio venne dedicato all’esame della proposta di legge costituzionale a firma del deputato bellunese Gianfranco Orsini: 23 articoli in tutto. Particolarmente significativo l’ottavo: “Alla Provincia di Belluno, oltre alle entrate previste dalle leggi della Repubblica e della Regione Veneto, sono attribuiti i nove decimi del gettito dell’imposta locale sul reddito dominicale ed agrario dei terreni e sul reddito dei fabbricati situati nel territorio della provincia; dell’imposta sul reddito delle persone fisiche; dell’imposta sul reddito delle persone giuridiche; dell’imposta erariale riscossa dalla Regione per l’energia elettrica ed il gas consumati nel territorio della provincia; delle imposte di fabbricazione sugli spiriti, sulla birra e sui filati riscosse nella provincia; dei proventi del monopolio sui tabacchi per le vendite afferenti il territorio provinciale e limitatamente alla parte da considerarsi come imposta di consumo; dei canoni annuali riscossi dallo Stato per le concessioni di derivazione di acque pubbliche a scopo idroelettrico; dei proventi doganali riscossi nella provincia relativi alle imposte erariali sul consumo di caffè e del cacao, ai dazi doganali, alle sovrimposte di confine e ai diritti per le visite sanitarie del bestiame e dei prodotti animali”.
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