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DI ALESSIA DALL’O
CESIOMAGGIORE – Non c’è pace per i negozi di biciclette. Alpago, Belluno e Feltrino sotto assedio dai ladri. Ancora una volta, nella notte di giovedì 22 maggio, i ladri hanno colpito. Stavolta a finire nel mirino è stato il negozio “Sanvido” di Cesiomaggiore, una realtà che da decenni porta avanti il nome storico di Sergio Sanvido, e che da oltre trent’anni è gestito da Roberto Cassol e famiglia.
Una botta durissima, non solo nei danni materiali, ma soprattutto sotto il profilo umano, poiché ogni volta che capita questo tipo di avvenimento si scuote un’intera comunità.
La dinamica, purtroppo, segue un copione già conosciuto: i malviventi rubano un furgone da una realtà poco distante – nella notte è successo anche stavolta, con furto di un furgone a Cassol Arredamenti di Pradenich – lo usano come ariete, sfondano la vetrata del negozio e fuggono con le biciclette. È toccato, negli scorsi mesi, a GRBIKE di Feltre, ma anche a Girelli di Santa Giustina e Bettini Bike di Belluno. Un piano ben studiato che sembra ripetersi con una precisione decisamente inquietante.
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‘Erano circa le 3.25 quando l’allarme del negozio mi ha svegliato’ dichiara Cassol. I ladri, avevano appena sfondato il cancello della vicina azienda Cassol Arredamenti per portarsi via il furgone aziendale, con il quale, pochi minuti dopo, avrebbero fatto irruzione presso la Cicli Sanvido. Lanciato contro la vetrina antiscasso del negozio, il furgone, con tre violenti urti in retromarcia, ha permesso ai ladri di entrare e prendere delle biciclette. “In totale 7 – dettaglia Roberto Cassol – ma pare che non abbiano fatto con calma, nè una scelta raffinata. Probabilmente avevano fretta”. L’allarme ha svegliato i titolari e alcuni residenti, che si sono recati sul posto nel giro di cinque minuti. Ma dei ladri, a quel punto, non c’era già più traccia. In fuga, hanno abbandonato il furgone rubato nella zona di Dorgnan vicino a Busche, nei pressi dell’agriturismo Cascina Dolomiti, dove probabilmente un secondo mezzo li aspettava per il trasferimento della merce. Un piano studiato nei dettagli, messo in atto con rapidità e senza sbagliare i tempi. Un colpo da “professionisti”, come dicono gli inquirenti.
Per Roberto Cassol e suo figlio Alessio, 21 anni, al suo fianco nella gestione dell’attività, è un déjà vu amaro. Il negozio era già stato preso di mira nel 2020, a pochi giorni dalla grande stretta del lockdown, e ancora dieci anni prima, in tempi in cui le vetrine blindate non erano nemmeno una cosa che sembrava necessaria ad un piccolo negozio di paese. Stavolta, il colpo è arrivato e nessuno se lo aspettava. ‘L’ultima volta avevo visto aggirarsi una macchina con a bordo gente sospetta. Quest’oggi è arrivato un po’ come un fulmine a ciel sereno, anche se da quello che dicono le forze dell’ordine, c’è molta attenzione da parte di molti delinquenti a questo territorio”.
Telecamere, vetri antisfondamento e allarmi non hanno fermato il colpo nemmeno stavolta e ciò ci fa ragionare sul livello di sicurezza, che ormai non è più garantito nemmeno grazie a questo tipo di deterrenti. Amareggiato, Cassol conclude: “In tanti anni di attività ci sono stati momenti in cui ho persino pensato di mettere la brandina in negozio e stare qui ad aspettare. D’altra parte, io sono un commerciante: per poter lavorare e vendere la merce devo esporre i miei beni, mostrarli e metterli in vetrina. Al giorno d’oggi ciò significa incontrare anche gli sguardi meno voluti”.