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Ho seguito i servizi e gli articoli usciti in questi giorni e vorrei condividere alcune considerazioni.
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La scuola pubblica deve essere accessibile a tutti.
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L’accessibilità (ossia la possibilità di frequentare) deve essere sostenibile per gli utenti.
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Nel contesto della nostra provincia e in considerazione dell’ubicazione del Follador-De Rossi, il servizio pubblico deve garantire la sostenibilità di tale accessibilità (orari, trasporti, altri servizi come il convitto…).
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La modifica dell’orario finora in vigore, che impone lezioni di 60 minuti, riduce la sostenibilità e, di conseguenza, l’effettiva accessibilità per tutti.
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Il bacino di utenza del Follador-De Rossi va ben oltre i residenti della Vallata Agordina, che da soli non raggiungerebbero più i numeri necessari per mantenere attivi i vari corsi oggi offerti — tre dei quali “unici” in provincia (oltre allo Ski College). Anche ottenendo deroghe sul numero di iscritti, sarebbe comunque l’offerta formativa del territorio a risultare impoverita.
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La scuola deve garantire un determinato monte ore, ma gli studenti non sono obbligati alla frequenza dell’intero monte. Pertanto, mantenere un orario interamente mattutino, con alcune giornate da 50 minuti e limitando il rientro pomeridiano a una sola giornata nel triennio dei licei, non riduce la frequenza obbligatoria al di sotto della soglia prevista per la validazione dell’anno scolastico.
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Esistono soluzioni per permettere ai docenti di svolgere comunque tutto il loro orario settimanale e agli studenti di usufruire di tempi di recupero (facoltativi). Sono soluzioni più complesse da organizzare, ma la scuola non può scaricare sugli utenti le proprie difficoltà gestionali imponendo, a iscrizioni già chiuse, un modello orario penalizzante per studenti e famiglie.
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È inoltre matematicamente e didatticamente più corretto che gli alunni rinuncino a 10 minuti mattutini di una disciplina (o anche a 20-30 minuti della stessa) piuttosto che a un’intera ora da 60 minuti collocata in orario pomeridiano non sostenibile (per impegni pregressi o altri motivi di cui la scuola deve tener conto, come dichiarato nella Carta Etica per lo Sport promossa dalla Regione Veneto). Il rischio reale, in quest’ultimo caso, è che le ripetute assenze in una disciplina superino il limite consentito.
D’Auria De Donà
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