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Una natura incontaminata, “da vivere a ritmo lento, dando nuovo valore al tempo, tra boschi, vallate, fiumi e laghetti alpini, ritrovando benessere ed equilibrio”. Un ambiente tranquillo, un paradiso, all’insegna del silenzio e della “sostenibilità”. Un vero antidoto allo stress della vita in città. E’ l’immagine idilliaca delle Dolomiti, dal 2009 riconosciute come Patrimonio mondiale UNESCO, per il loro valore estetico e paesaggistico e per la loro importanza scientifica a livello geologico e geomorfologica. Un bene di valore universale, da proteggere e conservare per le generazione future. E’ questa l’immagine che con grande forza viene veicolata. Ovunque. Siti istituzionali, siti di promozione turistica, influencer veri o aspiranti tali, media vari. La realtà che abbiamo sotto occhi ed orecchie, ahimè, è ben diversa. Un flusso praticamente ininterrotto di moto, spesso in gruppi numerosi, mai intenso come quest’anno e sarebbe interessante comprenderne la ragione, che rende un vero azzardo avventurarsi sui passi dolomitici ma anche semplicemente attraversare la strada per lo scarso rispetto di norme e di elementare educazione. E poi sfilate di rombanti auto sportive, di Porsche, di Ferrari, di Lamborghini, d’epoca, ecc. A ognuno il suo momento di vanità e di visibilità…Molto spesso si tratta di un turismo diretto altrove, che lascia sul territorio poche tracce del suo passaggio oltre a rumore assordante e inquinamento. Cresce l’Insofferenza di residenti ed ospiti ma anche degli operatori più lungimiranti, che vivono si’, magari da generazioni, di turismo ma avvertono il rischio che turismo di questo tipo si trasformi in un boomerang e finisca con l’allontanare la gente e dirottarla altrove. Qui non si tratta solo di norme, di limiti e di controlli, spesso percepiti come un attentato alla libertà di muoversi e di divertirsi, ma anche di cultura, di politiche del turismo, di programmazione e coordinamento delle manifestazioni, di adeguata informazione al pubblico. Di questo problema si parla da anni ma ad ogni stagione si ripresenta intatto, anzi amplificato. Ci penseremo l’anno prossimo.
Susy
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