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“Divide et impera” è il motto preferito da Trump. Trattare sui dazi col singolo è per lui molto vantaggioso, dall’alto della forza economica statunitense e del suo modo impertinente di condurre le trattative. Quindi negoziati inizialmente col Regno Unito che, dopo la Brexit, già s’era avvicinato al colosso americano, poi Messico, quindi col Canada, poi con Giappone e Corea del sud, ecc. Ora con la UE che, essendo un coacervo di Stati “ognun contro l’altro armati” dal proprio orgoglio, verranno presto obbligati alla resa. Ben altro sarebbe il motto che dovrebbe essere utilizzato da tutte le economie mondiali, cioè “l’unione fa la forza”. Se UE, Canada, Giappone, Corea del sud, Messico, Australia ed altre economie democratiche avessero fin dall’inizio del delirio trumpiano adottato questo metodo, probabilmente l’epilogo delle negoziazioni, che per Trump sono essenzialmente “diktat”, sarebbe diverso. Ma tant’è: in questo periodo storico l’uomo solo al comando (vedasi Russia, Corea del nord, Iran, ecc.) si reputa onnipotente. Nel frattempo le democrazie si arrovellano sulla “curvatura” del cetriolo o della banana.
Tomaso Pettazzi
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