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Era il lontano 2006 quando mi sono laureata all’Università di Padova in Scienze Forestali e Ambientali. Piena di entusiasmo e speranze, ho cominciato a inviare curriculum nella mia bellissima provincia di Belluno, quasi certa di trovare un’occupazione in ambito ambientale. Uno dei miei curriculum l’ho inviato a: Centro Recupero Animali Selvatici, Amministrazione Provinciale di Belluno, Villa Zuppani, frazione Pasa, 32036 Sedico (BL) Ovviamente, nessuna risposta. Pazienza… forse il mio CV si è perso magari per un disservizio postale…(ndr.ironico).
In questi giorni si parla molto della riapertura del CRAS di Belluno, così mi sono detta: “Aspetta un attimo… vediamo se trovo notizie aggiornate, magari posso rispedire il curriculum. Non si sa mai.” Cercando online, finalmente una risposta: il CRAS di Belluno non è attivo da circa vent’anni per carenza di personale tecnico. Sarebbe bastato dirlo! Anche durante il mio tirocinio presso la Provincia di Belluno – settore caccia e pesca – nessuno mi ha mai detto che il CRAS fosse chiuso.
La vita, comunque, va avanti. Ma vediamo cosa è successo a Villa Zuppani in tutti questi anni: 2000: diventa proprietà della Provincia di Belluno.
2014: Veneto Agricoltura pianta un gelseto per la coltivazione dei bachi da seta, gestito dal Cantiere della Provvidenza – Cooperativa sociale onlus.
2016: nasce Cantiere Verde società agricola srl, società benefit per promuovere la gelsibachicoltura e l’agricoltura sociale (spin-off del Cantiere della Provvidenza).
2019–2021: il Cantiere della Provvidenza ottiene in concessione il recupero e la valorizzazione di Villa Zuppani, con progettualità anche legate al CRAS. 2022: arrivano 740.000 euro con il bando Habitat Cariverona, di cui 360.000 destinati alla Provincia per il recupero della villa.
Dai che magari il CRAS riapre… 2023:
nasce la Via della Seta Veneta, con il progetto Serinnovation coordinato dal CREA. Partner: Cantiere della Provvidenza e Cantiere Verde. 2024: nasce la rete bachicoltura setica con 7 soggetti, tra cui, unico bellunese, il Cantiere della Provvidenza.
2024: Villa Zuppani viene data in comodato d’uso gratuito a Veneto Agricoltura, grazie all’accordo con Regione Veneto e Provincia di Belluno. Previsti 50.000 euro annui per tre anni (2024–2026) per gestione, personale e spese veterinarie. A questo punto mi chiedo: perché Belluno riceve 50.000 euro l’anno, mentre la Città Metropolitana di Venezia ne riceve 90.000? Ah giusto… le Dolomiti di Venezia pullulano di cervi, volpi e caprioli. Gli investimenti di animali lungo il Canal Grande saranno un problema serio…
2025: finalmente riapre il CRAS di Belluno, gestito dalla Polizia Provinciale. Io, ovviamente, mi sono persa il bando del 2023 per agenti… pazienza.
Tanto, come l’ultima volta (2012 o 2013), non l’avrei passato. Ormai sono fuori dal giro. Ma adesso che il CRAS ha riaperto, c’è il personale tecnico che mancava vent’anni fa? Si può inviare un curriculum? È possibile fare volontariato? CRAS significa Centro Recupero Animali Selvatici, ma io trovo solo articoli sui bachi da seta a Villa Zuppani. Forse mi sono persa qualcosa.
Non c’è una spiegazione, un referente, un sito. Solo un vecchio numero di telefono con orari di chiamata… non è cambiato nulla. E ci spiegano – pure male – la differenza tra fauna cacciabile e non cacciabile. Ma cervi, caprioli, volpi, merli e tordi possono anche morire. Tanto non rientrano nella “lista giusta”.
Eppure la legge 157/1992 è chiara: “La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale. Le Regioni emanano norme in ordine al soccorso, alla detenzione temporanea e alla successiva liberazione di fauna selvatica in difficoltà.” Non si fa distinzione tra fauna cacciabile e non cacciabile. Mi pare evidente che alla fauna bellunese non interessi a nessuno. Niente recapiti, niente informazioni.
E i finanziamenti? Ci sono, eccome. Ma dove sono finiti… resta un mistero. Nel frattempo, io mi incammino sulla nuova Via della Seta, e mi aggiorno sui bachi. La fauna selvatica della provincia di Belluno – pardon, delle Dolomiti di Venezia – può anche morire per strada.
Elisa Manfroi
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