Da Giovanni Pietro Crosato, già storica penna del mensile Agordino Più Notizie (1996-2005) riceviamo e volentieri pubblichiamo una riflessione sulle “liti tra vicini” ,che possono degenerare in faide senza fine, ma esiste uno strumento poco conosciuto che può risolverli in modo semplice. Come funziona? Basta un esposto.
Ogni giorno si sente parlare di liti tra vicini che degenerano in vere e proprie faide. Spesso si tratta di situazioni che, all’inizio, sarebbero state facilmente risolvibili, ma che nel tempo si complicano fino a diventare intricati quanto il celebre nodo gordiano. In casi del genere, servirebbe un moderno Alessandro Magno capace di recidere il problema alla radice, evitando derive pericolose come interminabili conflitti – a volte trasmessi di generazione in generazione – o, nei casi peggiori, il ricorso alle vie di fatto. Eppure, una soluzione esiste, ed è sorprendentemente semplice. Basterebbe riscoprire quanto previsto dall’articolo 1 del Regio Decreto n. 773 del 1931. Nonostante l’età della norma, essa resta perfettamente valida e affida all’Autorità di Pubblica Sicurezza il compito di “vegliare al mantenimento dell’ordine pubblico, alla sicurezza dei cittadini, alla loro incolumità e alla tutela della proprietà”, prevedendo che, “a richiesta delle parti”, l’Autorità intervenga per la bonaria composizione dei dissidi privati. Si tratta di una possibilità tuttora percorribile e molto utile, poiché affida il tentativo di conciliazione a un soggetto super partes. L’iniziativa, però, deve partire dalle parti in conflitto: non è compito dell’Autorità interessarsi spontaneamente di questioni tra privati. Presentato un esposto da una o entrambe le parti, gli ufficiali di pubblica sicurezza possono convocare i soggetti coinvolti, illustrare loro le norme applicabili e facilitare il raggiungimento di un accordo. L’incontro si conclude con un verbale che riporta gli eventuali impegni assunti, avente valore di scrittura privata autenticata. Tale documento potrà essere utilizzato anche come prova, persino in sede giudiziaria, per far valere gli accordi raggiunti. Questo strumento non solo eviterebbe l’aggravarsi dei conflitti (che talvolta sfociano in reati), ma garantirebbe anche un risparmio significativo per le parti. Verrebbero infatti evitate le lungaggini e i costi di una causa legale, con la possibilità per i contendenti di presentarsi senza assistenza di un avvocato. Infine, va sottolineato un ulteriore vantaggio: anche chi dovesse risultare “soccombente” in sede conciliativa ne trarrebbe beneficio, evitando il rischio di sanzioni civili e il peso delle spese legali.
Giovanni Pietro Crosato