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Il Comitato di Fortogna replica alle recenti dichiarazioni dei dirigenti Metalba, intervenendo “per amor di verità” e per ristabilire una corretta informazione. Secondo il Comitato, nello stabilimento di Fortogna lavorano circa 40 addetti, mentre l’azienda somma nel totale 198 occupati includendo la sede di Bassano del Grappa. Una sproporzione che, secondo i cittadini, lascia a Fortogna la parte “sporca” del lavoro — la fonderia — e a Bassano quella “pulita”, con un continuo traffico di camion, strade strette e inquinamento crescente. Il problema, affermano, riguarda tutto il paese: le ricadute delle emissioni non si limitano alle case vicine. Il Comitato chiede che Metalba rispetti pienamente le prescrizioni AIA e adotti misure efficaci per ridurre odori, rumori e fumi, mai davvero scomparsi. Preoccupano le sostanze cancerogene e gli episodi di sforamento di diossina, che — ricordano — si accumulano nell’ambiente e nei corpi. L’appello finale è alle istituzioni e a Confindustria: mettere davvero la salute dei cittadini al primo posto. “Lavorare è necessario, ma — chiedono — a che prezzo?”
IL DOCUMENTO COMPLETO DEL COMITATO DI FORTOGNA
Feriti dalle ultime dichiarazione uscite sulla stampa da parte dei dirigenti della Metalba come cittadini del comitato di Fortogna , “riteniamo anche noi doveroso intervenire solo per amor di verità e per ristabilire la corretta informazione”.
Per quanto riguarda il numero di dipendenti che lavorano nello stabilimento di Fortogna sono una quarantina (anche se si possono contare sulle dita della mano quanti abitano a Fortogna) “Non solo 40, come purtroppo è stato erroneamente riportato dai Comitati ma, scrive l’azienda, oggi occupa complessivamente con la sede di Bassano 198 addetti ”. Già questa notevole differenza fra il numero di lavoratori di Bassano e quelli di Fortogna indica il solo vantaggio che ha avuto ed ha il nostro paese – che come contropartita però ospita una fonderia, con tutti i problemi che ciò comporta: a Fortogna abbiamo la lavorazione “sporca” e a Bassano la lavorazione “pulita”. Come dichiarò anni fa l’azienda, a Bassano non volevano una fonderia perché troppo vicina al famoso ponte. Questo smembramento dell’attività comporta un continuo viavai di camion da Fortogna a Bassano passando lungo tutto il nostro Paese, dotato di un cavalcavia e di una strada non idonei, non essendo sufficientemente larghi per consentire il contemporaneo passaggio nelle due corsie di due mezzi pesanti. Tutti questi trasferimenti, oltre a comportare notevoli costi per l’Azienda, provocano un bel inquinamento.
Quindi il problema non riguarda, come scrive la Metalba, solo le 8 case limitrofe alla stessa, ma riguarda l’intero Paese. Non possiamo dimenticare inoltre che le ricadute delle emissioni Metalba sono state rilevate non solo nei terreni limitrofi ma anche e in misura maggiore a metà Paese. La Metalba afferma che «alcune case sono state costruite dopo l’insediamento di Metalba e in piena consapevolezza dell’esistenza di un’attività industriale regolarmente autorizzata e operativa», ma anche la Metalba si è insediata in piena consapevolezza dell’esistenza di case tutto intorno e a pochi metri di distanza e di un intero paese che deve subire i disagi e problemi che ciò comporta (i primi insediamenti risalgono all’epoca romana) E l’Azienda dimostri di essere rispettosa dell’ambiente e dei cittadini ottemperando di buon grado le prescrizioni dell’AIA. Prescrizioni che sono nello specifico sostanzialmente 15 e non 64 come scritto da Metalba. Le misure previste dalla procedura AIA sono finalizzate a evitare o ridurre le emissioni nell’aria, nell’acqua e nel suolo, compresa la gestione dei rifiuti, per conseguire un livello elevato di protezione dell’ambiente. Emissioni che vengono rilevate concentrate in uscita dall’Azienda, ma che poi si disperdono nell’ambiente circostante e si accumulano nel tempo . Ci dica Metalba quali misure abbia adottato spontaneamente negli anni , accortezze sia procedurali, di organizzazione , di tecnologia atte ad aumentare il confort di vita e il rispetto di chi è costretto a subire giorno e notte tale convivenza. Odori, rumori e fumi non sono mai mancati e non mancano tutt’ora. Spesso, anche recentemente abbiamo visto (fotografato e filmato come facciamo inutilmente da anni) le solite e ripetute emissioni fuggitive. L’Azienda interpellata direttamente più volte, ha sempre tergiversato, supponendo errori nell’operato delle maestranze interne, che sono anche le prime a respirare quello che poi esce all’esterno. E lo stesso per i rumori: che forse potrebbero essere mitigati da una diversa organizzazione. Per chi non vive per anni e quotidianamente in questa situazione può sembrare tutto di poco conto, ma assicuriamo che la preoccupazione per ciò che siamo costretti a respirare, anche se entro i termini di legge, è davvero grande e stressante. Purtroppo le sostanze che vengono emesse dalla fonderia sono classificate come cancerogene e la tossicità della compresenza di più inquinanti ha conseguenze i cui effetti sono noti solamente in minima parte. Il vecchio paradigma secondo cui si analizza un agente per volta, senza tener conto delle innumerevoli variabili, non permette mai o quasi, di giungere a conclusioni esaustive. E comunque sapere che ci sono stati sforamenti nei livelli di diossina e che tale sostanza si concentra e si accumula nei terreni e nel tessuto adiposo delle persone non fa certo piacere. Pertanto istituzioni come la Provincia ed il Comune hanno, o dovrebbero avere, la responsabilità del bene comune e della salute quale primo riferimento nelle loro scelte e per questo siamo certi che chi ha poteri decisionali non prende le difese dei cittadini o dei comitati a scapito di un industriale. E’ comprensibile che Confindustria prenda le difese delle aziende però ci vorrebbe anche un pò più di obiettività. Confindustria afferma che “l’atteggiamento dell’ufficio ambiente della Provincia appare spesso ostile nei confronti del tessuto industriale, fino a spingere le imprese a valutare trasferimenti in altre provincie, anche limitrofe, più disponibili ad accompagnare i processi di crescita industriale” . Ci dica allora come mai Bassano non ha voluto e non vuole una fonderia e come mai l’Azienda vista la rigidità con la quale viene trattata non ha mai considerato di spostarsi. In questi giorni ricorre l’anniversario del Vajont, morti provocate dall’ingordigia umana che non ha voluto mettere gli interessi delle persone prima di quelli economici.
Ci rassicuri Confindustria che le sostanze emesse dalla fonderia non sono per nulla nocive e ci garantisca che possiamo dormire sonni tranquilli, che i tumori e altre malattie degenerative non sono dovute all’inquinamento. E’ vero, abbiamo tutti bisogno di lavorare, ma a che prezzo? Provate a chiedere ad una persona a cui è stato diagnosticato un tumore cosa pensa: se è importante avere una bella casa, un buon conto in banca, un lavoro.