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UN POSTO DOVE ANDARE
AUDIO
Il telefonino appoggiato sul sedile del passeggero emetteva bagliori intermittenti. Erano messaggi che lui, quella sera, avrebbe momentaneamente ignorato. Alla consueta ora del ritrovo del venerdì qualche amico gli stava scrivendo; dove sei? Arrivi?. Avrebbe risposto più tardi, con un laconico Stasera non ci sono, quando avrebbe fermato l’auto ai piedi del Pelsa. Era partito dalla città appena terminata la cena, ed ora guidava pigramente lungo la Strada Agordina completamente deserta. La radio trasmetteva notiziari pubblicità e canzoni e l’erba di maggio ai lati della strada era ormai alta e chiamava l’estate che sarebbe stata fra poco. Il Cordevole era tranquillo come il suo animo che quella sera desiderava calma e solitudine. A quell’ora, gli amici si sarebbero ritrovati nella via, avrebbero parlato di musica e di macchine e fatto il consueto elenco dei locali dove recarsi a bere qualcosa e magari assistere al concerto di una qualche cover band. Lui invece stava guidando lungo la strada di sempre andando incontro all’imbrunire e ad una quiete serale di maggio inoltrato. Si sarebbe fermato al paese, poi magari avrebbe proseguito fino a raggiungere il lago di Alleghe. Gli piaceva l’idea di avere un posto dove andare a trovare le proprie radici e a rinnovare la sua serenità. Una mezz’ora più tardi era lì in quel paese schiacciato fra le montagne, dove due torrenti si univano in matrimonio formando un lago e dove il campanile della chiesa aveva la statua di Sant’Antonio Abate al suo culmine. Era ancora bassa stagione, non c’erano persone in giro, solamente il cantare dei torrenti ed il soffiare del vento della sera. A quell’ora i suoi amici forse avevano deciso dove andare a trascorrere la serata, lui invece avrebbe fatto un salto veloce a casa e poi avrebbe semplicemente camminato accanto al torrente attendendo il nascere della notte. Lampioni accesi e memorie di lontani giorni d’estate, cantare d’acqua e stelle sopra le Pale. Tutto questo gli offriva il paese durante quella tiepida sera di maggio, ed era il tutto più prezioso. Non era ancora sazio di musica d’acqua e brillare di stelle, e allora via in auto lungo il proseguo della Strada Madre. Alleghe era lì con le sue luci riflesse dalle quiete acque del lago pieno fino all’orlo. Aveva parcheggiato nel posto di sempre e poi si era avviato in direzione del lungolago. Guardava con affetto il palaghiaccio ora a riposo e ricordava le centinaia di serate di grande hockey vissute sui gradoni dello stadio. Rammentava il freddo di certe sere, il togliere la neve dall’auto quando nevicava, le passeggiate post partita dei sabati sera, quando non c’era fretta di rientrare a Belluno. Tutto taceva in riva al lago, e c’era la sottile nostalgia per le sere dell’hockey, per quelle serate d’autunno che amava e che erano ancora lontane. Poi sorrise e pensò Ogni cosa a suo tempo. Ora c’era da assaporare il tepore di una sera di maggio, vivere quei momenti in compagnia di sé stesso ascoltando il lieve sciabordio dell’acqua. C’erano tante stelle nel cielo, e il lago era un cielo d’acqua anch’esso punteggiato di luci tranquille. Una mezz’ora o poco più trascorsa a passeggiare e pensare e poi il rientro lungo la Strada Agordina ancora più deserta. A Belluno trovò la quiete della dolce primavera e un paio di amici che stavano per fare rotta verso casa. Cosa avete fatto stasera? chiese loro; ah, siamo stati in centro, nulla di che, e tu? Ah, ho fatto un giro dalle mie parti. E poi pensò che aveva fatto il pieno di tranquillità e stelle, ma tutto ciò lo tenne per sé.
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