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IL SETTIMO MESE
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È sfacciato, luglio. Possiede vigore, forza che esprime con il suo calore potente. È mese di estate piena, che ha inizio al tempo delle giornate più lunghe dell’anno. Sono sere infinite quelle dell’inizio del settimo mese, cariche di vociare di uomini e cantare allegro di uccelli, sono sere che illudono che l’estate sia per sempre. Luglio è l’altro mese estremo dell’anno, che fa compagnia a quel gennaio oscuro e freddo, che con medesima ma inversa potenza è capace di gelare uomini e fontane. Luglio sta in mezzo all’estate come gennaio sta al centro dell’inverno. Luglio arroventa la sabbia delle spiagge, l’asfalto delle strade di città e perfino i versanti e le pareti sud delle montagne. In quota, il settimo mese è l’unico in cui non si vede il fumo dai camini. Lassù, a luglio le stufe possono finalmente vivere un po’ di sano riposo. Lassù, dove gli uomini stanno già preparando un altro inverno, il vigoroso sole secca l’erba dei prati appena falciati trasformandola in profumato fieno. C’è la forza di luglio in quel fieno prezioso e forte che libera infinite essenze profumate, che crepita nel fienile quando viene smosso dalla forca. In città, invece, luglio è il mese delle strade assolate orfane dell’andare e venire degli studenti, delle persiane spalancate al tempo delle albe precoci e poi abbassate, quando il sole prende vigore e mostra i potenti muscoli. Luglio non ha dolcezze proprie di un aprile o di un ottobre. No, lui è sfrontato, quasi arrogante nello sfoggiare la sua forza d’estate. È privo di mezze misure, di giornate dolci proprie di un giugno o di un settembre. Quando il cielo è privo di nubi, propone calure che inducono gli uomini a cercare refrigerio, quando invece il cielo improvvisamente si annuvola, è capace di proporre temporali di inaudita violenza. Grandine in pianura, pioggia potente in montagna capace di gonfiare i torrenti e smuovere ghiaioni. A luglio il l’estate appare bloccata, quasi l’estate fosse divenuta un tempo eterno, forse addirittura immutabile. Un tempo di notti brevi e lunghe sere in cui il giorno fatica a spegnersi. Sere di penombre e stelle che attendono il loro poter brillare in quel cielo notturno di piena estate. Sere in cui in montagna si vive un tempo dolce di luglio, un tempo non afoso e opprimente proprio delle serate di città. Sere in cui un vento leggero accarezza i prati appena falciati e fa muovere qualche rara nuvola in cielo. Solamente in montagna, e solo al tempo del sereno e infinito imbrunire, luglio è capace di offrire attimi insperati. Sa sorprendere con una dolcezza che elargisce solamente alle montagne agli uomini delle valli, uomini abituati a vivere lunghi e severi inverni. In quei momenti di notte là da venire, luglio sembra voler consolare quelle genti che vivono il rigore delle infinite stagioni di gelo e silenzi. Durante quelle lunghe serate offre loro un tempo piacevolmente mite, un tempo raro da vivere appieno, un tempo in cui il settimo mese è capace di mostrare un animo gentile. Poi luglio, che al tempo lontano delle vacanze scolastiche sembrava eterno, giunge al suo termine. Sola allora, allo scoccare del trentesimo giorno, ci si accorge che le campane suonano l’Ave Maria serale nella penombra della notte ormai incipiente. Va terminando luglio, dal giorno successivo sarà un po’ meno estate.
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