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LA NOTTE DI SAN LORENZO
AUDIO
Nelle sere d’estate nel bosco non c’è mai silenzio. C’è sempre un piacevole mormorare di foglie mosse da un vento dolce che si rilassa mentre il cielo scurisce e si accendono le stelle. Un vento che di giorno soffia forte da sud e che sbatte sulla parete del monte creando correnti ascensionali buone per il volo dei rapaci. Un vento che si acquieta al calar del buio sulla valle, un vento che quella sera raccontava della Luna che di lì a poco avrebbe fatto la sua comparsa all’orizzonte, fra il Pelsa e le Pale. C’erano l’abbaiare rauco di un capriolo che vagava fra gli abeti, la sagoma inconfondibile di una volpe che si aggirava furtiva sul prato, e poi il muovere rapido di un camoscio che stazionava sull’orlo del grande salto. E poi c’ero anch’io nel bosco, a vivere quella dolce serata di quasi metà agosto. La notte di San Lorenzo è sempre notte speciale, carica di stelle e desideri da esprimere, ed era bello viverla lassù, su quel pulpito dal quale si possono ammirare anche le luci di Agordo all’orizzonte. Al suonare della campana grande della chiesa di Cencenighe che annunciava i Vespri, la sera era ormai certezza. Il fondovalle era immerso in una penombra pesante e la cima del Pelsa rischiarata dall’ultima luce del Sole che stava per terminare il suo cammino dalle parti di Cima Pape. Tre quarti d’ora più tardi era già notte tranquilla ed erano stelle sopra e sotto di me. Lassù pianeti astri e costellazioni, laggiù le luci di Cencenighe che brillavano come stelle in un cielo al contrario e poi fanali d’auto, che scivolavano veloci come stelle cadenti lungo l’asfalto della Strada Madre. Lo sguardo cercava i profili delle montagne ed il brillare perpetuo della Stella del Pelsa aldilà della valle. Un brillare che chiamava ricordi di uomini e prati, e poi memorie di lontane sere d’estate trascorse ad ammirare quell’astro che sembrava voler indicare la rotta ai notturni naviganti montani. Ora che anche il vento si era messo a riposo non rimaneva che attendere l’arrivo della Luna e lo sciabolare luminoso di qualche stella cadente. Lei a breve sarebbe apparsa in cielo, seguendo il suo eterno e cadenzato ritmo astronomico, le stelle cadenti, invece, chissà se e quando avrebbero impreziosito quel tranquillo cielo d’estate. Stelle che sono prodigio d’agosto, ma i prodigi non arrivano mai a comando. Occorrono attenzione e pazienza, ed anche un po’ di fiducia in quel cielo che sa quando è il tempo di dispensare meraviglie celesti. Scorreva lentamente quel tempo di desiderate stelle e pensieri, e poi era apparsa la Luna quasi piena a rischiarare le cime. Si era annunciata in modo regale, con un alone di luce crescente che illuminava la vetta della Palazza. Iniziava così il suo passeggio notturno fra il Pelsa e lo Spiz de Medodì, un lento cammino in direzione ovest. Mentre seguivo il suo impercettibile andare, si fece improvvisamente vivo il classico prodigio della notte di San Lorenzo. Una lucente stella cadente era apparsa quasi sulla verticale della Cima di Pape e poi era scesa dritta in direzione del fondovalle, lasciando dietro di sé la caratteristica scia luminosa. Qualche frazione di secondo e un desiderio espresso sottovoce durante quella tarda sera d’estate. Un desiderio nel quale c’erano le montagne e altre notti come quella che stavo vivendo, una preghiera per mantenere la salute che mi permette di poter vivere questi momenti così intensi capaci di mettere in pace l’anima. Una stella cadente e un desiderio semplice ma fondamentale, e poi le montagne il bosco e la Luna. C’era tutto questo in quella tranquilla e limpida notte di San Lorenzo; ed era il tutto più prezioso.
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