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LE STELLE DI PASSO FEDAIA
AUDIO
Te lo ricordi quel sabato sera di metà dicembre di parecchi anni fa? Avevamo cenato prima del solito e poi avevamo imboccato la Strada Madre, destinazione palaghiaccio di Alba di Canazei. La 203 era deserta e c’era atmosfera di Natale imminente. Non faceva particolarmente freddo, e le luci intermittenti delle luminarie che ammiravamo attraversando i paesi, quasi si confondevano con la luce chiara delle stelle che popolavano quel cielo puro di fine anno. Appena usciti dalla galleria presente all’inizio della discesa che conduce a Canazei, avevamo trovato l’inverno, quello vero. Ad ogni chilometro percorso in terra trentina il termometro della macchina scendeva inesorabile andando incontro al sottozero a due cifre. Poca neve ghiacciata a bordo strada, e sull’asfalto un luccicare di ghiaccio che suggeriva particolare prudenza. L’incontro di hockey su ghiaccio che vedeva opposte le formazioni del Fassa e dell’Alleghe fu avvincente ed erano state le Civette Agordine ad aggiudicarsi il sempre combattuto derby del Fedaia. All’uscita del palaghiaccio ci aveva accolti un freddo duro. Il gelo aveva formato dei perfetti asterischi sui vetri della macchina che si era avviata con un po’ di fatica. Poi, qualche minuto più tardi, eravamo sulla via del ritorno. I fari illuminavano l’asfalto gelato e appena usciti dalla galleria situata al culmine del passo, a sorpresa avevo accostato nei pressi della diga e poi ero uscito dall’auto. Ti ricordi? Faceva davvero freddo e non volevi uscire, ma poi ti avevamo convinto a saltare fuori dalla macchina per ammirare le stelle. Avevi nove anni e non ti era mai capitato di vedere stelle così lucenti. Non c’era la Luna, eppure si vedeva ugualmente il ghiacciaio della Marmolada e il silenzio era profondo. Non l’avevi mai ascoltato il profondo silenzio della montagna d’inverno, e mentre osservavi quel cielo puro carico di astri mi ero recato ad ammirare il lago ghiacciato. Una perfetta distesa di neve gelata, nessun sciabordare d’acqua, solamente silenzio e stelle e un freddo d’altri tempi. Pensavo a quelle stelle che tu non avevi mai visto così brillanti, e ricordavo quella sera di un lontano inizio gennaio vissuto a San Tomaso. Ero sceso dal fornel rovente per accompagnare papà in cantina. C’erano i salami da controllare e un pacco di bistecche da prendere dal congelatore e poi, poco dopo, c’era il consueto partire in direzione Belluno. All’esterno il freddo era tagliente e anche allora il cielo era limpido come quello sopra Passo Fedaia. Allora ci eravamo fermati qualche attimo accanto alla porta azzurra della cantina ad ammirare gli astri che brillavano sopra il Pelsa. Eravamo stati lì in silenzio ad ammirare quelle infinite stelle e poi i pianeti e le costellazioni che popolavano quel puro cielo notturno, con le mani gelate, il fiato che emetteva nuvole di condensa e gli occhi carichi di meraviglia. Papà disse Lè d’invern che le el ziel meio par vede le stele, e questa frase l’ho detta anche a te nel perfetto silenzio di Passo Fedaia. Poi quel freddo tagliente ci aveva convinto a risalire in auto e a lasciare i 2100 metri del passo. Tì eri accovacciato sul sedile posteriore e dalle parti di Malga Ciapela ti eri addormentato mentre io, a bassa voce, ti raccontavo lunghi e freddi inverni ormai lontani.
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