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PENSIERI DI NEVE
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All’inizio di quel dicembre le montagne imploravano neve. L’autunno era ormai ricordo, i boschi erano spogli e si iniziava a respirare l’atmosfera del Natale. Nel bosco il terreno era arido e duro e le foglie morte dei faggi crepitavano ad ogni passo. C’era stato freddo durante quelle giornate d’inizio inverno completamente prive di nuvole. Un tempo che era sembrato immutabile, quasi bloccato in un sereno perfetto. Un tempo che gli ricordava il lontano inverno dell’ 88, quello secco, quello dei campi che non avevano riposato sotto la bianca coperta. Quel giorno però qualcosa cambiò. Durante la notte nuvole nuove erano entrate nella valle, e all’alba non si vedevano più le montagne. Lui, in quel giorno di metà settimana, era sul monte a vivere la quiete d’inizio inverno in compagnia del fuoco. Poco prima delle nove iniziò a nevicare e il terreno gelato del bosco accettò immediatamente la prima neve di stagione. Lui, quel giorno aveva deciso di viverlo come accadeva un tempo, quando i vecchi guardavano scendere la neve chiusi nel caldo della casa. Uscì per qualche attimo e raggiunse l’orlo del monte per guardare ciò che stava accadendo nel mondo di sotto. Osservò il paese già imbiancato e le auto che si muovevano con difficoltà lungo le strade. Guardò a lungo quel muovere lento e impacciato dei mezzi, riflettendo in merito al frenetico vivere odierno. Aveva pensato alla neve, che quando arriva attutisce i rumori, crea nuovi silenzi e rallenta i ritmi della natura. A quel tempo, i boschi si mettono a riposo sotto la bianca coperta, gli uomini che vivono questa epoca, invece, non possono fare altrettanto. Il caotico vivere odierno, che da qualche decennio ha coinvolto anche la gente di montagna, fa sì che il rapporto uomo-neve diventi quasi inconciliabile. Non era più come in passato, quando d’inverno le attività degli uomini della montagna erano ridotte al minimo. Allora la neve c’era quasi sempre, ma in fondo per loro non era un grosso problema. La gente di un tempo non possedeva un’auto da guidare per recarsi al lavoro, non c’era un ufficio, una fabbrica o una scuola superiore distante magari sessanta o più chilometri, ad attenderli. Durante i gelidi mesi invernali anche loro riposavano assieme alla natura. Oggi invece la vita degli uomini impone gli stessi ritmi durante ogni stagione, e d’inverno, spesso, è difficile e talvolta pure pericoloso mantenere questi ritmi. Accade che la neve decida di farsi viva in un giorno feriale, proprio come stava accadendo in quella occasione, ed è in quei momenti che si palesa la difficoltà di conciliare i ritmi dell’uomo odierno con quelli millenari della natura. La neve non concede le stesse velocità, esige quella lentezza che noi, purtroppo, non ci possiamo più permettere. Perso nei suoi pensieri quasi non si era accorto che la nevicata era diventata potente. Rientrò alla baita, dove ad accoglierlo c’era un buon calore di legna buona e una moka da mettere a scaldare sopra i cerchi della cucina economica. Fuori, la neve aveva iniziato a caricare le fronde degli abeti, e c’era un gran silenzio. Il caldo di legna, un caffè fumante, la neve che scendeva fitta creando silenzio. Durante quella giornata solitaria non gli era servito altro per vivere in pace. Lui e il nuovo inverno che si era presentato in valle, e il resto del mondo fuori.
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