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Visitando uno dei tanti benemeriti mercatini dell’usato allestito a scopo benefico in quel di Belluno abbiamo avuto la possibilità di acquisire il pregevole volume “Donne in prima linea” che la bellunese trapiantata a Roma, dott. Milena Caldart ha realizzato 11 anni fa, nel maggio del 2014. con Alessandro Tarantola editore di Belluno. E ci soffermiamo volentieri sulla figura di “Tea Palman, eroica partigiana” (che è pure il titolo del volume che riproduce in copertina da “Il diario di Tea”: un’immagine della giovane che fu decorata di croce al merito di guerra per attività partigiana durante il periodo 2 luglio 1944-5 maggio 1945” – ndr.). La Caldart esordisce ricordando che Tea era nata nel 1922 e “vive con la famiglia a Trichiana, terra povera come tutto il Veneto”. Precisando quindi che “Dopo alcuni anni, la disoccupazione costringe i genitori ad emigrare in Svizzera dove entrambi hanno trovato lavoro in un cantiere di alta montagna, ma non potranno tuttavia portare con sé i figli, se non dopo un periodo di tempo, a causa delle rigide leggi sull’immigrazione”. Ne consegue che “La sua infanzia è quindi segnata subito da un grande dolore; affidata ad una famiglia amica, Tea, che ha solo 6 anni, soffre soprattutto per la mancanza della madre e solo dopo tante traversie riesce a raggiungere i genitori in Svizzera. La loro abitazione è la casa del cantiere, formata da tante stanze dove vivono insieme agli operai. Tea vede la fatica della madre che in condizioni di disagio deve accudire, cucinare, lavare la biancheria per tutti, vede i duri sacrifici e le rinunce per mettere da parte un gruzzolo e poter tornare in patria”. Rientro che fu possibile, definitivamente, nel 1936. Caldart rammenta che “Tea percepisce immediatamente la differenza di vita rispetto ad un paese libero, soprattutto non sopporta i rituali, per lei incomprensibili, che il regime impone anche nella scuola”. Con i risparmi e qualche debito aprono il locale di mescita vini “Antica Osteria” alla cui conduzione provvede la madre mentre il padre trova occupazione presso una grossa ditta di trasporti, che poco dopo trasferisce in Africa parte dell’attività. Costretto a partire, resterà in Africa fino all’inizio del secondo conflitto mondiale. Nuove fatiche e sacrifici segnano dunque la vita della famiglia, e non mancano neppure altri dolori: nel 1940 il padre di Tea ritorna malato di malaria e tre anni dopo muore, seguito dopo 11 mesi dalla moglie: hanno solo 45 anni. “La loro salute è stata minata dalle fatiche, dalle preoccupazioni, dalle rinunce”. Scoppia la guerra con immancabili, altre difficoltà ma Tea ed il fratello riaprono il bar che era stato chiuso alla morte della madre. Il locale diventa subito punto di riferimento per i partigiani e di recapito per missive che vengono affidate proprio a Tea che purtroppo l’11 novembre 1944 viene arrestata e condotta al comando delle SS nel Distretto militare di Belluno: inizia il periodo più tragico e doloroso della sua vita. Nella cella accanto a quella dove è rinchiusa, una spia tenta di farla parlare ma Tea capisce l’inganno e tace! Una mattina del gennaio 1945 viene caricata a forza su un camion con un gruppo di prigionieri per essere portata al lager di Bolzano dove “la vita è fatta di frustrazioni, violenze, paure e privazioni di ogni genere”. Ogni mattina viene condotta in una fabbrica di cuscinetti a sfera, componenti per armi che i tedeschi hanno attivato vicino a Bolzano. Ai primi di marzo del 1945 nuovo trasferimento nel sotterraneo del palazzo sede del comando f delle SS dove viene interrogata e torturata da due ufficiali che pretendono i nomi dei partigiani: “visto il mio mutismo i due aguzzini si davano il cambio ben piantati davanti a me, gambe divaricate per far più forza, impugnavano la frusta con tutte e due le mani e mi frustavano fino a farmi perdere i sensi… Mi attaccavano poi i fili della corrente alle narici e all’orecchio, e mi facevano rinvenire con scosse elettriche. Mi sembrava di impazzire…”. Il 3 maggio 1945 arriva la liberazione e quando i cancelli del lager si aprono i guardiani sono già fuggiti: i prigionieri vengono accolti e rifocillati in un centro di assistenza”. La vita riprende anche per Tea, che ha 23 anni (della sua famiglia è rimasto solo il fratello di 14 anni). Con l’aiuto di parenti ed amici riesce a sistemare la casa e a riaprire il bar, poi decide di affittarli e parte per la Svizzera con un contratto di lavoro (dopo aver sistemato il fratello in una scuola-convitto a Milano). Lavora come cameriera prima e cuoca poi. In occasione delle ferie rientra in Italia e conosce Gino che sarebbe divenuto il compagno della sua vita.
NELLE FOTO (riproduzioni da “Il diario di Tea” edito da Alessandro Tarantola, e da Google): Tea Palman; la partigiana trichianese accanto al compagno socialista Sandro Pertini; scorcio di un lager dove fu rinchiusa e torturata.
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