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di GIOVANNI PIETRO CROSATO
La notizia dell’anniversario della sua morte è magari passata come una delle tante morti in tempo di pace di un nostro militare. Una di queste è quella del sergente Davide Casagrande. Si trattava di un 28enne bellunese, di Tisoi, che era effettivo al battaglione alpini paracadutisti Monte Cervino del 4º Reggimento ora di stanza a Montorio nel veronese. E già quell’appartenenza è una garanzia di serietà e dedizione in quanto si tratta di uno dei Reparti d’élite del nostro Esercito. In quel giovedì 14 luglio del 2005 stava svolgendo una perlustrazione nel territorio di Fudliya, 15 chilometri a sud est di Nassiriya in Iraq. Il VM90 Torpedo sul quale si trovava con altri cinque commilitoni era uscito dalla pista, rovesciandosi su una piccola scarpata. Inutili i soccorsi dei compagni del secondo automezzo della pattuglia: il giovane sottufficiale è spirato poco dopo. Ma questa è solo una di quelle 38 storie di militari che sono partiti per l’Iraq a compiere il loro dovere e ne sono rientrati in una bara col Tricolore. Un capitolo a parte andrebbe certamente fatto per l’Afghanistan. In quel Paese hanno perso la vita ben 53 dei nostri militari e in questo caso si trattava di militari partiti non per svolgere “semplicemente” – si fa per dire – il loro dovere alla Patria, ma sull’onda del motto che si andava per portare pace, democrazia e libertà in un Paese che era sotto il giogo di un regime teocratico dei Talebani. Non era, per loro, semplice retorica, ma ci credevano. Basta andare a sentire le parole di chi ha perso un fratello, un padre, un marito per comprendere che è sempre nitida la motivazione nobile che aveva spinto i loro cari ad andare a Kabul o a Herat: «Una missione». Ma, dopo quasi 25 anni dalla caduta dei Talebani, eccoli questi avere di nuovo conquistato il potere nel Paese. E allora i parenti di chi ha dato la vita per un Afghanistan libero e democratico si chiedono, ovviamente e come dare loro torto, se alla fine il loro sacrificio sia servito a qualche cosa. L’idea che la morte sia stata vana e inutile è un pensiero che si insinua. La convinzione che siano morti per uno scopo inizia a diventare una certezza che vacilla. Cerchiamo almeno noi di stare vicino a questi parenti facendo loro comprendere che noi non dimentichiamo certamente il sacrificio di quei militari morti per noi in una Terra straniera