I dazi fanno crollare la vendita in USA di lavatrici, frigoriferi, occhiali, macchine agricole, mobili e gioielleria
Dazi, tensioni geopolitiche e crisi dei mercati internazionali hanno fiaccato il nostro export. Nei primi 9 mesi di quest’anno, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, le vendite nei mercati esteri dei prodotti veneti sono scesi dello 0,6 per cento, contro una media nazionale del + 3,6. Assieme al Trentino Alto Adige e alla Valle d’Aosta siamo le uniche regioni del Nord che hanno subito una contrazione negativa. Nel nostro caso, la riduzione è stata pari a 360 milioni di euro. Alla fine dello scorso settembre, lo stock complessivo delle nostre esportazioni nel mondo è sceso a 59,3 miliardi di euro (vedi Tab. 1).
Se a livello provinciale Verona e Padova hanno potuto registrare un incremento rispettivamente dell’1,9 per cento e dell’1,4, le situazioni più critiche, invece, si sono registrate a Rovigo con il -4,1 per cento e a Venezia con il -10,2 (vedi Tab. 2).
Se, come dicevamo più sopra, a livello regionale le nostre esportazioni nel mondo sono scese dello 0,6 per cento, molto più pesante è stata la contrazione registrata verso il mercato statinutense. Sempre tra gennaio e settembre 2025 rispetto allo stesso arco temporale del 2024, la flessione è stata addirittura del 5,9 per cento. Insomma, l’introduzione dei dazi ha pesantemente ostacolato le nostre esportazioni verso gli USA che, in termini assoluti, sono diminuite di 317 milioni di euro. Se Padova (+9,5 per cento) e Rovigo (+2,7) hanno accresciuto le quote di mercato negli States, Verona (-6,2), Treviso (-6,9) e in particolare Belluno (-35,1) sono “crollate” (vedi Tab. 3).
I prodotti che hanno un peso relativo importante nell’economia della nostra regione e che hanno subito le riduzioni di vendita più importanti sono, in particolare, gli
apparecchi per uso domestico (-44,5 per cento), l’occhialeria (-29,4), le macchine agricole (-28,4), gli altri prodotti in metallo (-20,4), i mobili (-16,1) e la gioielleria (-9) (vedi Tab. 4).
In altre parole, le politiche protezionistiche messe in atto dalla scorsa estate dagli Stati Uniti rischiano di condizionare nel medio-lungo periodo il commercio estero di tutto il Veneto, sia per gli effetti diretti (mancate esportazioni), sia per quelli indiretti (riduzione margine di profitto delle imprese che continueranno a vendere nel mercato USA, trasferimento delle imprese o di una parte delle produzioni verso gli USA, il trade diversion, etc.). Oltre a queste due fattispecie non va sottovalutata anche quella congiunturale (legata alla svalutazione del dollaro nei confronti dell’euro). Ricordiamo, infatti, che dall’inizio di quest’anno il dollaro si è deprezzato nei confronti dell’euro di 12 punti percentuali. Insomma, dazi, crisi internazionali e svalutazione del dollaro hanno frenato l’export del Veneto. Tuttavia, è bene sottolinearlo con forza: è sicuramente prematuro formulare valutazioni definitive su questo fenomeno; anche se i primi dati statistici a disposizione fotografano una situazione a tine molto fosche che va monitorata attentamente perché potrebbe riservare delle brutte sorprese.
Insomma, nei primi nove mesi dell’anno l’export del Veneto è in controtendenza rispetto al dato nazionale. I dazi introdotti dall’amministrazione Trump, i venti di guerra che soffiano in Europa e le difficoltà del commercio mondiale hanno frenato – più che nel resto d’Italia – le nostre vendite all’estero. Nonostante ciò non dobbiamo preoccuparci più del dovuto. I nostri manufatti sono di alta gamma e i produttori di queste eccellenze possono superare questa fase di difficoltà perché non chiedono aiuti, sussidi o contributi, ma un fisco più equo, infrastrutture pubbliche più
efficienti e una burocrazia meno fastidiosa. Insomma, un sistema Paese più efficiente che consenta loro di vincere le sfide del momento.







