Giuseppe Fantuzzi, nato a Borgo Piave il 10 ottobre 1762, figlio di uno zattiere: chi era costui al quale Belluno ha dedicato un viale nel centro della Città e, a breve distanza, una caserma porta il suo nome? Gli storici bellunesi Paolo Conte e Marco Perale, lo hanno inserito nel loro libro “90 profili di personaggi poco noti di una provincia da scoprire” (edito nel 1999 dal settimanale L’Amico del Popolo per i tipi della Piave), intitolando il capitolo che gli hanno dedicato: “Giuseppe Fantuzzi, zattiere e generale di Napoleone” e scrivendo nel sommario: “Dopo aver combattuto in Polonia, nel 1796 si arruolò nell’armata francese. Generale di brigata, morì all’assedio di Genova nel 1800. Amico e compagno d’armi di Ugo Foscolo, fu autore di scritti politici e di idraulica”. L’Enciclopedia bresciana con Antonio Fappani così sintetizza nel proprio sito: “Fantuzzi Giuseppe (Belluno, 1762 – Brescia, 12 maggio 1800). Soldato e propugnatore di ideali unitari, stimatissimo dal Foscolo, ebbe un notevole ruolo negli eventi della Repubblica Bresciana, come generale. Il 29 marzo 1797 venne inviato con Francesco Gambazza dal governo della Repubblica bresciana a Salò, al comando di qualche centinaio di armati e venne sconfitto dai Valsabbini, accorsi alle loro spalle. Lo stesso Fantuzzi cadde ferito e prigioniero nelle mani dei controrivoluzionari. Ebbe poi dal governo della Repubblica l’incarico di stabilire rapporti con altre città del Veneto e specie con Treviso, Belluno e Bassano. Ma l’azione fallì. Mori nella battaglia della Carbonara”. In proposito rileviamo una discordanza con quanto scritto sia nel libro di Conte-Perale che nel sito monitore milanese sulla data ed il luogo della morte. Un personaggio di spessore quale Giulio de Renoche, editore, presidente del centro studi “Alberto Cavalletto”, medico chirurgo maxillo-facciale, membro dell’Istituto per la storia del risorgimento, già componente della commissione esecutiva e del comitato culturale per la riedizione del Museo del risorgimento e dell’età contemporanea di Padova, autore di pubblicazioni su Mazzini, Garibaldi, Ugo Foscolo e Alberto Cavalletto, con uno scritto del 5 aprile di quest’anno se ne occupa diffusamente, mettendone in rilievo la figura e l’opera, nel sito “opinioninuovenotizie” premettendo di voler così onorare “un debito di riconoscenza che ho contratto con il mio cappello alpino tanti anni fa, a Belluno dove ho svolto il mio servizio militare in qualità di ufficiale medico nella caserma Fantuzzi dov’era situato il comando della brigata alpina Cadore, all’epoca della tragica vicenda del Vajont. Caserma da cui fu dato il primo allarme e da cui partì il primo soccorso…”. Su chi fosse l’eroe titolare della caserma dopo una accurata ricerca scrive che “…non era un alpino, tantomeno soldato di un esercito italiano, né la storia lo colloca tra gli illustri condottieri meritevoli di dediche, eppure – sottolinea – Ugo Foscolo ebbe per il bellunese Fantuzzi una illustre citazione: “… E voi che dai recuperati colli di Genova accompagnaste alla sede degli Eroi lo spirito di Giuseppe Fantuzzi, gridate voi tutti! Forti, terribili, e a libera morte devoti furono i nostri petti; benché pochi, ignudi e spregiati…”. Infatti i due avevano combattuto in difesa dell’ultima ridotta, quando gli Austro-russi, mentre Bonaparte era in Egitto a combattere i Mamelucchi, ne avevano profittato per invadere la Repubblica Cisalpina, sconfiggere i francesi e i loro alleati italici, le cui schiere (…pochi, ignudi, spregiati…) s’erano assai ridotte man mano che retrocedevano in Liguria. Era il primo maggio del 1800, Fantuzzi era caduto combattendo accanto al poeta, colpito in fronte al contrassalto del Forte dei Due Fratelli a Genova, dove Ugo riportò la sua seconda ferita di guerra. Quell’assedio non rimane nella storia per mera memoria militare, ma entra in letteratura con la famosa ode foscoliana ‘a Luisa Pallavicini caduta da cavallo’. Segno che, tra un combattimento e l’altro, c’era anche il tempo di frequentare qualche salotto d’illustre casato”. De Renoche da ancora spazio a Fantuzzi rammentando che “nella sua breve vita (era nato nel 1762), ebbe il tempo d’affrontare i ponderosi pensieri del ‘de jure condendo’, partecipando al concorso nazionale indetto dalla prima Cisalpina sul tema ‘Quale dei governi liberi meglio convenga all’Italia’, nel quale ebbe una onorevole menzione, ma fu vinto dal ben più poderoso studio di Melchiorre Gioia…rimane il fatto indubitabile, la partecipazione fu rilevante per numero e qualità di contributi…ed è importante testimonianza di quanto l’idea di costruire l’Italia come entità politica già si stesse affermando”. Recupera quindi dati essenziali sulla vita del bellunese ricordando che “… I suoi genitori erano Francesco e Bernardina De Castello, bellunesi entrambi. Il padre imprenditore nel trasporto dei legnami, via Piave, dal Cadore alla laguna, aveva istradato il figlio a Venezia per avviarlo agli studi e alla cura degli affari di famiglia”. Fantuzzi figlio “S’era invece dedicato a vita alquanto dissipata in frequentazioni miste tra case patrizie e gente dappoco. ll padre lo richiamò severamente a casa, e rientrato in famiglia si dedicò a studi di filosofia, fisica e quant’altro tutto da sé, trovando nella sua ricerca, a maestro ideale il Rousseau francese. Il padre, convinto dal suo risoluto impegno negli studi, lo rinviò a Venezia, ma qui egli ebbe l’incontro che trasformò del tutto la sua vita. Si era legato d’amicizia con un coetaneo polacco profugo dal suo paese per la tentata rivolta anti-russa di due anni prima, ma ora, nel ‘94, il principe Koziusko chiamava i polacchi all’insurrezione generale. E partirono insieme per una guerra che aveva un eccellente fascino etico…la lotta per la libertà di un intero popolo. Le vicende belliche cui partecipò ebbe a narrarle in una lunga lettera al fratello Luigi rimasto in patria, ed é, più che una lettera, un messaggio di vita, di missione e di forte partecipazione agli eventi di combattimento in cui il Fantuzzi ebbe a dimostrarsi ottimo patriota e militare”. C’è molto altro nel prezioso “contributo” di De Renoche ma per evidenti ragioni di spazio ci limitiamo a riportare una sua annotazione in cui precisa che “Il ritratto di Giuseppe Fantuzzi é nostro debito di cortesia al prof. Leonisio Doglioni, che lo ha ritrovato in una sua ricerca d’archivio”.
NELLE FOTO (wikipedia; ePubEditor; sito opinioninuovenotizie, Renato Bona): ritratto di Giuseppe Fantuzzi realizzato da Galeazzo Monti; Ugo Foscolo suo grande amico; il prof. Giulio de Renoche; il Viale Fantuzzi di Belluno; la vicina caserma, ora dismessa, già sede della brigata alpina Cadore, intitolata a Fantuzzi; Forte Sperone a La Coronata di Genova.