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BELLUNO Il palco del Teatro Dino Buzzati ha accolto domenica 23 novembre una cerimonia intensa, fatta di applausi lunghi e occhi lucidi: la celebrazione dei 25 anni del Premio internazionale “Bellunesi che onorano la provincia in Italia e nel mondo”, organizzato come ogni anno da Associazione Bellunesi nel Mondo, dalla Provincia di Belluno e dal Rotary Club Belluno-Feltre. Un traguardo che, in un quarto di secolo, ha coinvolto 92 premiati, con 9 riconoscimenti alla memoria De Martin e Barcelloni Corte, 76 premi alla memoria e 6 premi speciali, toccando 19 Comuni attraverso le loro organizzazioni, traguardi raccontati anche presso una nuova mostra visitabile all’interno di Palazzo Crepadona, che racchiude tutte le storie e testimonianze, anche audiovisive in alcuni casi, dei premiati. “Più che radici, ali”, verrebbe da dire guardando al popolo bellunese nel mondo: oltre 500mila persone che, da generazioni, portano con sé un’appartenenza forte, fatta di montagna, dialetto, dedizione al lavoro e all’impatto che esso può avere nelle vite altrui. Un tempo si partiva per scappare dalla fame e dalla miseria; oggi si parte anche per scelta, per sperimentare, per sentirsi cittadini del mondo. Ma le radici, quei valori piantati nella terra dura delle Dolomiti, restano e anche in questa edizione 2025 il Premio internazionale “Bellunesi che onorano la provincia in Italia e nel mondo” ha saputo dimostrarlo. A condurre la mattinata il giornalista Nicola Maccagnan, mentre sul palco sono saliti Oscar De Bona, presidente Abm, Raffaele Addamiano, per l’amministrazione cittadina, Roberto Padrin, in rappresentanza della Provincia di Belluno e Luca Lucchetta, per il Rotary Club Belluno, Feltre, Cortina e Cadore. L’inno nazionale è stato interpretato dalla cantante Mafalda Minozzi e dal chitarrista Paul Richie, seguito dall’inno Abm. Per la sezione “economia e professionalità”, Maximino Jacinto Tormen è stato il primo a salire sul palco; imprenditore brasiliano, premiato per il rilievo delle sue attività in Brasile, con cui da lavoro a più di 400 persone. Con emozione ha ricordato le sue origini: «Belluno l’ho cercata per 30 anni, finché una ricercatrice ha ritrovato i miei parenti, originari di Carfagnoi, oggi ho degli speldidi rapporti con loro, in particolare con un cugino » L’accento sudamericano non ha poi cancellato la bellunesità nelle sue parole: «Mio nonno diceva sempre in bellunese che il lavoro no l’ha mai copà nessuni. E’ vero.» Seconda storia, quella di Luigi D’Alpaos, originario dell’Alpago, e professore emerito di Idraulica dell’Università di Padova, è punto di riferimento internazionale negli studi sulla Laguna di Venezia. Ha testimoniato come la bellunesità sia stata sicuramente una pietra miliare nella scelta dei suoi percorsi: «Ero giovane quando ci furono il Vajont e l’alluvione del 1966. Da queste esperienze nasce la mia scelta di approfondire»
Ha poi richiamato l’attenzione sul rischio idrogeologico: «In provincia di Belluno è come un mal desmentegon: si piange e poi si torna alle consuetudini nelle proprie scelte, quando servirebbe un cambiamento culturale. Ma preservare il territorio è un dovere, in particolare per chi vive e sceglie di abitare la montagna. Sono soddisfatto di aver contribuito al dialogo tra istituzioni e accademici, ma c’è ancora un gap da colmare, un adattamento da svolgere e interiorizzare nelle pratiche tra istituzioni e mondo scientifico.» Per la sezione “arte e cultura” il canto l’ha fatta da padrone. Chiara Isotton, soprano bellunese è stata premiata per i successi sui grandi palcoscenici del mondo. «Ho iniziato nel coro della parrocchia e il canto ha da sempre accompagnato la mia persona. Seguo da lontano il fermento culturale di Belluno, un dono prezioso per la comunità. Ogni palcoscenico, dal Metropolitan di New York alla Scala, mi ha lasciato emozioni indelebili.» Tosca, uno dei ruoli che più interpreta, è per lei «una donna vera e moderna, in cui molte possono riconoscersi» invitando quindi all’approccio al lirico non come fruizione di una nicchia, ma un qualcosa per tutti. A seguito del soprano, è salito sul palco il tenore bellunese Domenico Menini, che è stato premiato per la lunga carriera lirica e per l’impegno nel riportare il canto lirico nella sua città. «Ho iniziato molto presto, per affinità familiare. È grande il desiderio di far tornare la Lirica nella mia terra. Lo realizzo già con il festival del Mut, un appuntamento apprezzato che coordina arte e territorio». Isotton e Menini, accompagnati al pianoforte da Federico Brunello, hanno regalato al pubblico il celebre brindisi dalla Traviata di Giuseppe Verdi. Non è mancata la sezione del premio che guarda al “sociale e solidarietà”. Dal Brasile, Leni Dalle Court è stata chiamata sul palco. L’imprenditrice, impegnata nella valorizzazione delle radici bellunesi all’estero, è presidente dell’Abm della diramazione brasiliana di Jaraguá do Sul. Ha portato un discorso in dialetto, testimoniando come la lingua veneta resti un ponte anche a migliaia di chilometri di distanza e commossa ha ricordato che il Brasile è Italia, è Belluno. Con grande riconoscimento ha dedicato il premio agli emigranti e alla sua famiglia. Non presente in sala, ha inviato un videomessaggio, il sesto premiato, Luciano Onder. Volto storico di Medicina 33, giornalista e divulgatore scientifico. Con un saluto al pubblico e all’associazione Bellunesi nel mondo ha ricordato: «I miei genitori erano emigrati da Arten e Caupo. Ogni estate mi portavano dai nonni: ricordo nonno Celso, classe 1881, che rientrava dal Belgio e subito andava a tagliare il fieno. È un’immagine che mi ha formato. Il senso del dovere e del rispetto vengono da quella gente di montagna. Grazie ad Abm per avermi ricordato da dove vengo.» Il premio speciale De Martin–Barcelloni Corte, per il contributo istituzionale e associativo è stato rilasciato a Maurizio Paniz, avvocato del territorio e politico a livello nazionale, è stato per diversi anni alla guida di Abm. «È un onore ricevere questo premio che porta il nome di persone che ho conosciuto e che hanno fatto tanto per i bellunesi nel mondo. Mio padre è nato in Pennsylvania: mio nonno aveva lasciato Formegan per sfamare la famiglia. All’inizio non percepivo il fatto dell’emigrazione come un valore, crescendo invece ho conosciuto tanti bellunesi nel mondo che mi hanno fatto capire che la nostalgia è onorevole. C’è un mondo lontano che guarda alla nostra terra, a volte amandola più di noi. Belluno è il mondo» Un premio speciale alla carriera, fuori palinsesto è stato consegnato al Maestro Luigi Fant. Presente sul palco anche Confartigianato Belluno, a tetimonianza del grande lavoro svolto nella carriera da quest’uomo, che è maestro di sartoria. Si è presentato sul palco con un abito realizzato a mano e un’energia incredibile. il Maestro Fant ha da poco compiuto 91 anni e, bastone alla mano, va ancora in laboratorio “se occorre”. «Mi sento artigiano più che artista. Mio padre era insegnante di sartoria, quindi non ho potuto che seguirne le orme: io ho preso in mano ciò che mi aveva lasciato e non mi sono più fermato. Ho realizzato abiti anche per alte personalità e per Papa Wojtyla, quelli da montagna con cui appare nelle foto sulla Marmolada. Ne ho ricevuti molti di premi, ma questo non me lo aspettavo, è un grande orgoglio e onore.» Assegnate a due giovani di Santo Stefano di Cadore anche le borse di studio di Associazione bellunesi nel mondo. I nomi iscritti sui diplomi sono quelli di Greta Somià Pasqualon, maturità linguistica a Bressanone, ora studentessa di mediazione linguistica e di Lorenzo De Mario, diplomato all’IT di Pieve di Cadore, oggi studente di ingegneria meccanica a Padova. Al termine della celebrazione, Oscar De bona ha ricordato: «La bellunesità è un’identità che non conosce chilometri e che, da 25 anni, questo premio continua a riconoscere, custodire e raccontare. Tra partenze e ritorni, radici e ali, ciò che resta è un senso comune di appartenenza: l’essere nati – o diventati – bellunesi.»
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