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LA GIUDIZIARIA OGGI
DAL CORRIERE DELLE ALPI
SINTESI – GIGI SOSSO
LONGARONE Sarà completamente da rifare il processo per il colpo da 77 mila euro messo a segno nel 2019 a Ponte nelle Alpi, quando una banda assaltò un furgone carico di occhiali di lusso e sequestrò l’autista. La Corte d’Appello di Venezia ha annullato la sentenza di primo grado, che aveva condannato i cittadini romeni Florian Ciprian Mocanu e Viorel Stratila rispettivamente a sei anni e tre mesi e a tre anni e cinque mesi di reclusione, perché nel collegio giudicante sedeva un giudice onorario. Il processo bis inizierà il 17 dicembre. L’episodio, avvenuto nell’agosto 2019, vide un autotrasportatore rapinato e legato dopo essere stato bloccato da finti agenti con lampeggiante blu. La banda riuscì a fuggire con oltre mille montature Louis Vuitton prodotte dalla De Rigo Vision di Longarone.
NON SI PRESENTA AL LAVORO SOCIALE, REVOCATA LA MESSA ALLA PROVA
BELLUNO Avrebbe dovuto svolgere un anno di volontariato per estinguere i reati, ma non si è mai presentata. Così il giudice Cristina Cittolin del tribunale di Belluno ha revocato la messa alla prova per M I, cittadina moldava accusata di furto e ricettazione, che ora andrà a processo. I fatti risalgono al settembre 2019: insieme a un complice, la donna avrebbe rubato undici paia di occhiali da due ottiche del centro di Belluno e capi d’abbigliamento da Tezenis, per un valore di circa duemila euro. Ripresa dalle telecamere e riconosciuta dal personale, era stata ammessa ai lavori di pubblica utilità, opportunità che però non ha colto. Il dibattimento inizierà nelle prossime settimane.
CONDANNATO A DUE ANNI E SEI MESI PER MALTRATTAMENTI IN FAMIGLIA
BELLUNO Annotava i maltrattamenti del marito in un’agenda segreta, usando sigle per non farsi scoprire. Ieri l’uomo è stato condannato a due anni e sei mesi di reclusione e al pagamento di 18 mila euro di risarcimento ai tre familiari costituiti parte civile. Il tribunale ha riconosciuto le attenuanti generiche prevalenti, riducendo la pena rispetto alla richiesta del pubblico ministero. I fatti risalgono a un matrimonio iniziato nel 1998 e presto degenerato in un clima di tensione, aggravato dall’alcol e da frequenti litigi. La moglie e i figli hanno raccontato episodi di insulti, minacce e violenze, culminati in un’aggressione durante una lite domestica. La famiglia, impaurita, aveva persino nascosto i coltelli prima di denunciare tutto alla polizia. L’imputato ha negato le accuse, ma la versione è apparsa poco credibile al collegio giudicante.






