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DI RENATO BONA
Secondo Wikipedia, la chiesa parrocchiale di San Floriano, a Rivamonte Agordino (di cui oggi, giovedì 16 agosto 2018, ricorre il quarantaseiesimo anniversario della dedicazione, avvenuta nel 1972 – ndr.) fu probabilmente fondata nel Quattrocento e ricostruita tra il 1866 ed il 1886 su progetto di Giuseppe Segusini (il famoso architetto di Feltre: nacque il 15 luglio 1801 e morì a Belluno il 29 marzo 1876, quindicesimo di venti figli, progettista fra l’altro del Teatro comunale bellunese, di quello di Innsbruck, dell’arcidiaconale di Agordo).
L’altar maggiore dell’edificio sacro di via Roma 4 è caratterizzato da un dipinto di Tomaso Da Rin con la Trinità, san Floriano e san Sisto; pregevole anche il sant’Antonio ligneo di Andrea Brustolon; lungo le pareti laterali vi sono dodici nicchie in cui sono collocate le statue degli apostoli; dietro l’altare, un organo con 1078 canne. La nota di Wikipedia conclude: “L’erezione della parrocchia è recente (1972), ma della precedente curazia si ha notizia sin dal Seicento”. Sostanzialmente identica l’indicazione di Infodolomiti che ribadisce che “La parrocchia è di istituzione recente, nel 1972, ma fin dalla fine del ‘600 vi era una curazia; ed è dedicata a San Floriano. La chiesa invece, già fondata probabilmente intorno al ‘400, è stata eretta dal 1866 al 1886” ed aggiunge. “All’interno, sull’altar maggiore, un dipinto del pittore cadorino di questo secolo, Tomaso Da Rin, raffigurante la Trinità, san Floriano e san Sisto…”.
Nell’agosto 1972 a cura della Parrocchia e per i tipi della tipografia Piave di Belluno, è stato stampato un documentatissimo libro: “Rivamonte nel primo centenario della nuova Chiesa 1872-1972”, al quale hanno collaborato: don Elio Cesco e Tino Rosson, Anna Rosson, Lucia Fossen, Amalia Pedandola mentre lo storico prof. don Ferdinando Tamis ha consentito l’uso delle sue ricerche.
Davvero corposo il capitolo dedicato alla Parrocchia, che tra l’altro ricorda: “… L’abside era volta ad oriente, completamente dipinta: la sagrestia ed il campanile a sud. Dodici finestre si aprivano sulle pareti: 6 a settentrione, 5 a mezzogiorno ed una sulla facciata. Due porte mettevano all’interno ed attorno si stendeva il cimitero. Sovrastava l’altare maggiore una ‘pala’ di legno molto antica, di stile gotico, primitivo, con le statue incise ed una parte dorata ed inargentata della Madonna col Bambino, di san Floriano e san Sisto… L’altare veniva interamente rifatto verso il 1626 dall’arcidiacono Valerio Burattini: la vecchia e antica pala era sostituita da un dossale nuovo, dipinto nel mezzo”. Ancora dal libro: “durante la terribile epidemia del 1547-49, la chiesa era stata restaurata e si era costruita una cappella laterale, che portava le immagini della Madonna, di San Rocco e di san Sebastiano; fu rinnovata dall’arcidiacono Giovanni Antonio Cucinelli che vi fece scolpire una ancona di stile barocco. Il tabernacolo venne ppoio rifatto nel 1719 da Antonio Costa di Taibpon e visi colloò un dipinto che rappresentava la S,S. Trinità, san Rocco e San Sebastiano. .”.Risale al 1652 la costruzione della chiesa di sant’Antonio, sorta a mezzogiorno dentro il recinto del cimitero; l’altare in legno costruito dopo il 1754 racchiudeva un pregevole dipinto di Pietro Liberi (1614-1287) che rappresentava il santo titolare. Nel 1680 la due chiese si arricchivano di numerose reliquie che Francesco Sommariva, chiamato a Roma dal Sommo Pntefice con l’incarico di sopraintendente alle miniere dello stato pontificio, donava a dette chiese avendole ricevute dal Papa stesso. Verso il 1873 il curato di Riva, don Giovanni Battista Moretti, ritenendo ormai insufficienti per la popolazione di Riva le due chiesette esistenti prendeva contatto con l’architetto Segusini che dava inizio alla progettazione della nuova chiesa che comportò la demolizione di quelle esistenti dedicate a san Floriano e sant’Antonio. Nel 1866 il via ai lavori: “grazie ad un lavoro incessante, portato avanti con enorme spirito di sacrificio dal gran numero di minatori che lavoravano nella miniera di Valle Imperina, la chiesa poteva essere ultimata nel 1886. Già il 13 ottobre 1872, però, veniva celebrata la prima messa. Nel 1911 vennero ultimati i lavori del nuovo campanile e furono rifuse le vecchie campane del peso di 1461 chili.
Concludiamo citando un altro dei molti libri che sono stati giustamente dedicati a Rivamonte Agordino: “Riva de na òlta: paes de cònze e de canòp. Un ricordo in 66 foto” che è stato pubblicato per la Nuova Sentieri di Bepi Pellegrinon dalla Litografia Antiga di Crocetta del Montello a cura del Comune e col contributo della Parrocchia e dell’Aast Conca agordina in occasione della mostra fotografica dell’estate 1983 “Riva de na òlta”, con testo di Raffaello Vergani e riproduzioni fotografiche di Giuliano Laveder. Lo ricordiamo perché vi sono due stupende immagini dedicate alla festa di Sant’Antonio: una del 1893 e la seconda (che qui proponiamo) del 1920, con processione di fedeli che muove proprio dalla chiesa parrocchiale.
NELLE FOTO esterni ed interno della chiesa di Rivamonte, una vecchia processione per la festa di Sant’Antonio.