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Presentato in Provincia un progetto innovativo per il trasporto nelle aree a rischio frane. Un sistema rapido, sismoresistente e già testato nel mondo.
Ci sono stati giorni – tanti, soprattutto alla viglia del rinnovo del consiglio comunale di Agordo con l’idea cavalcata dal gruppo oggi in minoranza – in cui si parlava del treno delle Dolomiti. Non quello diretto a Calalzo e Cortina, ma della più audace tratta Sedico–Agordo–Alleghe–Cortina. Poi, il silenzio. Come spesso accade da queste parti, i sogni infrastrutturali vanno e vengono con le stagioni, e spesso evaporano tra i tavoli tecnici e gli slogan politici. Ma c’è chi non ha mai smesso di crederci. L’ingegnere Fernando De Simone, già noto negli ambienti locali per aver proposto anni fa una monorotaia da Sedico al Brennero passando per l’Agordino, oggi torna a farsi sentire. E lo fa attraverso un progetto concreto e internazionale: quello di Intamin Transportation, società svizzera specializzata nel trasporto sopraelevato. De Simone ha presentato la proposta direttamente al presidente della Provincia di Belluno Roberto Padrin: una monorotaia sopraelevata, pensata proprio per le aree montane e i territori soggetti a rischio frane. Una struttura installabile rapidamente, senza stravolgere il territorio, con pali di sostegno posizionati a lato delle strade esistenti. I numeri? Una squadra di lavoro è in grado di realizzare 1,5 km di tracciato all’anno, ma moltiplicando gli sforzi – ad esempio con 23 squadre attive – si potrebbe completare la tratta Calalzo–Cortina (34,4 km) in appena un anno. Non fantascienza, ma calcoli ingegneristici messi nero su bianco. Il sistema è stato già sperimentato in aree altamente sismiche, come ad Ashgabat, capitale del Turkmenistan, devastata da un sisma nel 1948: qui Intamin ha costruito una monorotaia in grado di resistere a terremoti di magnitudo 8. E anche in Italia qualcosa si è mosso: a Bologna, la società ha realizzato il collegamento diretto tra la stazione ferroviaria e l’aeroporto Marconi. La velocità massima del sistema raggiunge gli 80 km/h, e il modello di finanziamento suggerito è quello del Project Financing, dove il pubblico e il privato si alleano per realizzare infrastrutture sostenibili. Un sogno? Forse. Ma anche una proposta concreta in un territorio che ha bisogno di collegamenti moderni e sicuri. E chissà che stavolta – complici le Olimpiadi e le sfide climatiche – qualcuno non decida di prendere il progetto sul serio. Perché la mobilità del futuro non può più attendere.
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