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BELLUNO A 62 anni dalla tragedia del Vajont, scoppia di nuovo la polemica sulla diga del Vanoi, dopo i sondaggi avviati nel torrente senza autorizzazioni, fermati dal Corpo Forestale del Trentino. «Neanche il tempo di concludere le commemorazioni del Vajont – commenta Alessandro Del Bianco (PD), candidato alle regionali venete di novembre – e ci ritroviamo di fronte a un fatto che impone una riflessione seria». Secondo Del Bianco, l’episodio mostra chiaramente le intenzioni del Consorzio di Bonifica del Brenta e della Regione Veneto, che non avrebbe mai ritirato formalmente il progetto della diga. «È un fatto grave, per metodi, tempi e significato. Una parola fine può metterla solo la Regione, con un atto politico chiaro e definitivo», afferma. Il Partito Democratico ribadisce la sua netta contrarietà all’opera, ricordando che ha già proposto alternative concrete e si è impegnato a chiudere definitivamente la partita qualora eletto. Del Bianco invita invece il centrodestra a chiarire la propria posizione. Infine, un richiamo alla lezione del Vajont: «Per una volta, dimostriamo che la memoria non è solo commemorazione, ma un’eredità da onorare con scelte concrete e responsabili. Oggi più che mai serve la politica con la P maiuscola, quella che sa dire no quando è necessario e che rispetta i territori».
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